|
|
Rosario Pesce
|
|
È, ormai, evidente che il NO ed il Sì siano vicinissimi e che pochissimi voti potrebbero decidere gli esiti della competizione referendaria, che si celebra il 4 dicembre.
In entrambi i casi, la storia del nostro Paese subirà una trasformazione molto forte.
In caso di vittoria del Sì, appare pleonastico sottolineare l’entità del cambiamento, visto che muta un terzo degli articoli della Costituzione, per cui, pur rimanendo in piedi l’impalcatura della democrazia parlamentare, i poteri dello Stato subiranno un riequilibrio in favore dell’Esecutivo, che potrà dettare i tempi ed i contenuti dell’azione del legislativo.
Per altro verso, invece, in caso di successo del NO, è ovvio che andremo incontro ad uno scossone politico-istituzionale, perché il Presidente del Consiglio non potrà non prendere atto dell’insuccesso che si sarebbe costruito, forzando la mano pesantemente su una vicenda, come quella della campagna elettorale referendaria, che poteva vivere più serenamente e, soprattutto, più da lontano.
Quindi, dal 5 dicembre la storia del nostro Paese, in ogni caso, subirà una svolta non irrilevante.
È evidente che, anche in caso di bocciatura della riforma costituzionale, voluta dal Governo, il tema delle riforme non potrà scomparire del tutto dall’agenda del ceto politico italiano.
In primis, sarà necessario riformare l’odierna legge elettorale, per cui il Dicastero, che governerà il Paese a partire da lunedì, dovrà preoccuparsi di portare in Parlamento una proposta di riforma, che possa rendere agibili sia la governabilità, che la rappresentatività.
Ma, in particolare, se verrà sconfitto Renzi, bisognerà immaginare un’Assemblea Costituente, che, anche in breve tempo, possa fornire uno schema convincente di riforma dello Stato, che obiettivamente è necessaria.
|
|