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Rosario Pesce
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L’idea di Europa non è un prodotto recente della speculazione filosofica e politica.
Il Medioevo fu il millennio nel corso del quale essa venne a sostanziarsi in modo più preciso, visto che il tentativo carolingio di costruire un unico Stato, che mettesse insieme le aree dell’odierna Italia, Germania e Francia, costituisce in nuce il primo vero ed autentico tentativo di edificazione di uno spazio largo, che fondesse le identità culturali del tempo, da quella cristiana del Sud a quella ex-barbarica del Nord, che ormai si erano incontrate dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la formazione dei Regni, a cui appunto Carlo tentò di dare unità.
Ma, sappiamo come andò a finire: dopo la morte dell’imperatore, l’Impero carolingio ebbe breve vita, per cui le tre aree vennero di nuovo a separarsi in modo netto e, così, la storia dei popoli fu interessata più da momenti di scontro che di incontro.
L’Europa odierna, nella scia di Carlo Magno, dovrebbe mettere insieme le istanze di quelle aree, ben sapendo che, per ovvi motivi economici, l’area tedesca oggi è molto più forte delle altre e non si limita alla sola Germania, ma di fatto comprende anche le nazioni dell’Est che sono state, nel Novecento, sotto lo schiaffo dei regimi comunisti.
In questo contesto, il Mediterraneo diviene residuale, visto che il vero centro dei commerci è, ormai, da qualche anno il Mare del Nord, con conseguenze straordinarie per i porti tedeschi e per quelli delle Repubbliche baltiche che sorgono - immediatamente - ad Ovest della Russia.
L’Europa di Carlo, per quanto sia stata di breve durata, nasceva comunque su due pilastri: il Cristianesimo ed il diritto romano.
Oggi, mancano valori culturali identitari altrettanto forti e pregnanti, per cui ineluttabilmente un cittadino di Monaco avverte di avere poco in comune con uno di Napoli, così come uno di Parigi crede di non avere nulla in comune con un Ateniese.
Se questo fattore di criticità non viene discusso e superato in modo positivo con una soluzione culturale-politica originale, l’Europa rischia di divenire marginale negli equilibri mondiali e, certo, nessuna persona saggia ed illuminata può ambire ad un eventuale tragico esito.
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