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Rosario Pesce
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Il titolo del presente contributo sintetizza bene il pensiero di Ciriaco De Mita, che, in occasione di un incontro in provincia di Salerno, ha espresso il suo autorevole punto di vista in merito, fra le altre cose, alle prossime elezioni politiche.
È evidente, come ha affermato l’ex-Presidente del Consiglio, che lo schieramento di Centro-Sinistra non ha alcuna possibilità di vincere le prossime elezioni, se si dovesse presentare diviso e fortemente contraddittorio al suo interno.
D’altronde, quando è stata elaborata la nuova legge elettorale, andava promossa una riflessione, a monte, sui destini non solo del PD, ma dell’intera coalizione di Centro-Sinistra, visto che la presenza di una quota di maggioritario non solo suggerisce, ma impone che le forze, che condividono elementi - seppur minimi - di impostazione culturale ed ideologica, debbano presentarsi in regime di coalizione, così da portare a casa il maggior numero di seggi.
Ma, la difficoltà è ovvia, visto che la Sinistra è reduce da quattro anni di frizioni e di scissioni, che rendono inesorabile, oggi, la presentazione di uno schieramento diviso e logorato da battaglie intestine, che possono solo favorire il populismo della Lega, per un verso, e quello dei Grillini, per l’altro.
Pertanto, la dinamica politica all’interno dello schieramento progressista deve subire una significativa inversione di marcia, a meno che non si intenda partecipare, solo per spirito di testimonianza, alle prossime elezioni di marzo.
Inoltre, è evidente che la Sinistra italiana debba riflettere molto seriamente sui propri destini, visto che un’eventuale, cocente sconfitta le imporrebbe di passare all’opposizione per il prossimo ventennio almeno, dato che è impressione di molti che, finito il Novecento, essa non sia stata in grado di definire un nuovo orizzonte culturale, che possa descrivere in modo adeguato il suo programma e la sua ipotesi di società.
Saranno in grado gli adepti di Bersani e D’Alema di definire il loro ruolo nel prossimo Parlamento?
E, cosa ancora più importante, saranno capaci di definire una strategia che non trasformi una Sinistra moderata e di governo, qual è quella che abbiamo conosciuto nel corso degli ultimi decenni, in un cartello di forze oltranziste e populiste?
Il destino degli uomini non può che essere secondario rispetto a quello delle idee e dei valori di riferimento di un’intera società, per cui, da una parte e dall’altra, in casa PD e fra i fuoriusciti, si mettano da parte rancori ed inimicizie e si ragioni, almeno una volta, con il parametro della ragione e non con quello delle proprie ambizioni, che sono - pur sempre - legittime solo se si misurano con i bisogni di milioni di persone che hanno creduto nelle idee della migliore tradizione socialista e comunista del nostro Paese.
È venuto il momento della saggezza e della moderazione e, per la prima volta, temiamo che si sia forse persa la retta via, perché i sentimenti hanno preso il sopravvento rispetto alla forza del ragionamento.
Siamo figli, tutti, di un Dio minore e, dunque, prossimi ad un futuro incerto, che potrà vedere la nostra democrazia cadere sotto i colpi del populismo più becero?
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