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Rosario Pesce
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L’approvazione alla Camera del nuovo dispositivo di voto fa chiarezza, finalmente, intorno al tema della legge elettorale.
È evidente che l’entrata in vigore della nuova legislazione, che avverrà dopo il voto favorevole del Senato, di fatto segna la fine dell’odierna legislatura e dà avvio alla campagna elettorale con qualche mese di anticipo rispetto alla data formale di scioglimento delle Camere.
La nuova legge elettorale ha portato con sé infinite polemiche, che invero non fanno bene al PD, a Renzi ed al Governo presieduto da Gentiloni, che si è dimostrato sempre più un utile strumento di potere nelle mani del Segretario Nazionale del partito a danno dello stesso Premier, che ne esce ridimensionato in termini di qualità ed autorevolezza della sua leadership.
Il Rosatellum non ci piace, né per il merito, né per la modalità con cui si è proceduto al suo varo.
Un dispositivo misto, per un terzo maggioritario e per due terzi proporzionale, introduce una distorsione nella vita democratica del Paese, visto che i due voti sono strettamente connessi l’uno all’altro, per cui, sia alla Camera che al Senato, la preferenza nel collegio maggioritario e quella nella circoscrizione proporzionale devono, necessariamente, essere espresse in favore del medesimo partito, pena la nullità del voto.
Peraltro, con tale meccanismo, si introducono delle condizioni che possono, finanche, rendere iper-maggioritario un sistema di voto che, invece, dovrebbe contemperare in modo equo le esigenze della rappresentanza con quelle della governabilità.
È ovvio che il vincolo dell’identità di voto per il proporzionale ed il maggioritario introduce un dato nuovo nella storia delle nostre leggi elettorali, dal momento che il Mattarellum, il meccanismo più simile al Rosatellum, invece prevedeva una distinzione netta fra la preferenza del maggioritario ed il voto politico del proporzionale, a tal punto che all’elettore venivano date due schede diverse.
Non possiamo, ad ora, ipotizzare chi potrà trarre il maggiore vantaggio dall’introduzione di un dispositivo, che di certo, dopo le elezioni del 2018, sarà sottoposto al vaglio della Consulta.
Ma, comunque vada poi l’esame di costituzionalità della legge, che sta per essere varata, è indubbio che si voterà con questo meccanismo, che sulla carta dovrebbe favorire chi è più in grado di altri di comporre delle alleanze ampie ed articolate.
Vincerà il PD?
Oppure Forza Italia e Berlusconi?
O, invece, chi dovrebbe esserne la vittima, i Grillini, saranno i maggiori beneficiati dall’introduzione di un automatismo, che li vede – al momento – in posizione di debolezza rispetto a chi governa?
Certo è che avremmo preferito un meccanismo di voto non spurio, o maggioritario o proporzionale in senso stretto, piuttosto che l’attuale mediazione che lascia emergere un po’ di inquietudine sugli esiti del prossimo voto politico.
Invero, sappiamo bene come la legge elettorale disegna solo scenari possibili; poi, saranno gli uomini e le idee, messe in campo in modo opportuno, a fare la differenza quando gli Italiani dovranno decidere il nuovo Governo per i prossimi cinque anni.
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