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Rosario Pesce
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Il migliore dei mondi possibili
È proprio vero che il nostro sia il migliore dei mondi possibili, come diceva un filosofo dell’età moderna?
Le disgrazie sono sempre avvenute.
Terremoti, maremoti, guerre, pestilenze, sono stati molto frequenti nella storia dell’umanità, in ogni periodo ed a qualsiasi latitudine.
Certo, il Covid ha messo l’uomo di fronte ad una situazione nuova per moltissime generazioni di individui, che non avevano vissuto i dolori del Novecento della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.
Siamo tornati indietro nel tempo per effetto di questo malefico virus, che non risparmia proprio nessuno.
Ed, oggi, nel momento della transizione da una fase all’altra dell’emergenza non possiamo che guardarci indietro e rivedere quello che abbiamo vissuto nel corso dell’ultimo bimestre.
Paura, ansia, sconforto sono stati sentimenti e stati emotivi che hanno segnato le giornate di molti milioni di persone, che hanno vissuto per due mesi chiusi in casa, aspettando ogni giorno che l’informativa della Protezione Civile potesse rassicurarli ed offrire elementi di speranza, che erano invero molto pochi nelle prime settimane della quarantena.
Poi, con il passare dei giorni e delle settimane, ciascuno di noi si è rincuorato, perché ha verificato che il virus non aveva colpito il proprio nucleo familiare e le persone più care.
Ma, quanti nostri concittadini hanno sofferto perché hanno contratto la malattia o hanno visto ammalarsi i propri familiari?
Quanti hanno vissuto il dolore della morte di un parente, a cui peraltro non hanno potuto neanche offrire il conforto di un funerale religioso?
Quanti nostri concittadini sono ancora ricoverati in ospedale a combattere sospesi fra la vita e la morte?
Quanti, infine, recano con sé il virus, pur non manifestandone ora i sintomi, per cui nelle prossime giornate faranno l’amara scoperta che il Covid non li ha risparmiati?
Ed, ancora, quanto i media condizioneranno lo sviluppo delle prossime giornate, quando le persone più avvedute verificheranno i dati dei nuovi contagi, per comprendere se l’apertura agli inizi del mese di maggio sia stata o meno un azzardo?
Certo, dal tunnel non siamo usciti e non ne usciremo a breve, se è vero che il virus non si estingue del tutto e che può continuare a circolare liberamente fra noi, producendo nei malati anche sintomatologie diverse da quelle tradizionali afferenti alle problematiche delle vie respiratorie.
Ma, con questo nemico invisibile ed infido dobbiamo imparare a convivere, pur sapendo che dobbiamo continuare a salvaguardare la salute nostra e quella dei nostri cari, se non vogliamo rimanerne vittima nelle prossime settimane.
È indubbio che il Covid abbia mutato non solo la vita umana nel corso degli ultimi mesi, ma soprattutto ne cambierà la percezione in futuro.
Non saremo, forse, più socievoli e solari per timore del possibile contagio?
Non saremo più animali sociali, come è nella nostra natura?
O, forse, applicheremo l’etica del “carpe diem”, ben sapendo che vi è certezza solo del presente e che il futuro può essere una mera chimera?
Certo è che ci stringeremo ai nostri affetti, visto che la vita, breve o lunga che sia, necessita di amore e di calore umano perché il nostro diventi per davvero e non per mero convincimento religioso - come affermava Leibniz - il migliore dei mondi possibili.
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