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Rosario Pesce
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È evidente che l’eventuale approvazione dello IUS SOLI sarebbe una scelta di civiltà di straordinaria importanza per un Paese, come il nostro, che è al centro di flussi migratori di portata storica.
Sarebbe il segnale della completa e compiuta integrazione di coloro che, per ragioni di sopravvivenza, sono costretti a lasciare i loro lidi ed a venire in Europa, allo scopo di assicurare la sopravvivenza a sé ed ai propri figli, appunto destinati a nascere sul suolo europeo.
Peraltro, una nazione, che è da sempre punto di riferimento per noi Europei, cioè gli USA, prevede lo IUS SOLI, praticamente, sin da quando è nata e questo è stato, per gli Stati Uniti d’America, un elemento di fortuna, visto che la società americana è, per sua definizione, multietnica.
Ma, l’Italia ed il Parlamento italiano, in particolare, non sono ancora pronti per una siffatta scelta di civiltà, se è vero che quella legge è ferma da diversi mesi e, purtroppo, molto probabilmente non sarà varata, almeno, nel corso della presente legislatura, che sta per concludersi nei prossimi mesi.
Sarebbe una sconfitta per molti, visto che l’eventuale mancata approvazione comporterebbe un ritardo di molti anni, perché è ovvio che, se le elezioni saranno vinte dai Grillini o dalla Lega, la prossima legislatura non sarà nelle condizioni politiche per arrivare ad un simile traguardo, per cui la legge deve essere approvata nello scorcio ultimo del 2017, se si intende avere la certezza del risultato.
Il primo sconfitto, invero, sarebbe Renzi il quale lanciò lo IUS SOLI, già quando era Primo Ministro, allo scopo di portare a termine un programma riformatore, che qualsiasi Governo liberale potrebbe essere in grado di garantire.
Ma, il buon Segretario del PD non ha mai fatto i conti con la maggioranza, che dapprima ha retto il suo Dicastero e, poi, quello odierno di Gentiloni.
Non è un caso se il Ministro Alfano ha interrotto il percorso virtuoso avviato, minacciando il voto contrario se Gentiloni e Renzi si intestardissero per l’approvazione.
È ovvio che i conti, all’interno dell’attuale maggioranza, dovranno essere fatti fra qualche mese, quando il voto ci dirà il peso effettivo di ciascuna delle forze, che reggono il Governo, ma ci sembra molto evanescente il tentativo di chi, come Renzi, ha promosso una battaglia di civiltà senza avere i numeri sufficienti per condurla in porto.
Peraltro, nel momento in cui le nuove disposizioni di Minniti, in materia di controllo dei flussi migratori in mare e sulle sponde libiche, hanno obiettivamente arrestato i flussi incontrollati dei mesi scorsi, è pleonastico sottolineare che si può e si deve procedere a dare la cittadinanza a chi nasce sul suolo italiano, perché questo sarebbe il segnale di uno Stato che, ad un tempo, sa procedere sia sul versante della sicurezza, che su quello dell’integrazione, senza rinunciare né all’una, né all’altra.
Ma, siamo maturi per fare questo?
O, meglio, la politica italiana è in grado di fare ciò che, oggi, può apparire impopolare e contrario al senso comune?
Crediamo, purtroppo, che questo coraggio i parlamentari italiani non lo avranno, per cui lo IUS SOLI sarà solo un cavallo di battaglia per le prossime legislature in favore di chi avrà l’intelligenza e l’audacia di non seguire le mode effimere ed i sentimenti transeunti della pubblica opinione nazionale.
Certo è molto strano che un Paese, che si ama definire cattolico ed aperto all’integrazione, non riesce a riconoscere un diritto fondamentale a chi emette il primo vagito della sua vita sul suolo nazionale.
Forse, a volte, l’Italia muove, per davvero, un passo in avanti e tre indietro?
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