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Se una donna muore…

domenica, 25 marzo 2018 07:54

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La morte di Catone (circa 1640) di Gioacchino Assereto (Genova, 1600 - Genova, 1649)
Rosario Pesce
Se una donna incinta muore, perché non debitamente soccorsa in quanto extracomunitaria, qualcosa non torna sia nella legge, che nella morale.
È ovvio (o almeno così dovrebbe essere) che qualsiasi essere umano debba essere assistito, se la sua vita è in pericolo e se, peraltro, reca nel grembo un’altra esistenza: la tutela della vita, non a caso, è il principio su cui si fonda il diritto naturale.
Purtroppo, non sempre è così, se è vero che la legislazione francese mette sotto accusa chi ha tentato di soccorrere una straniera incinta.
È evidente che il tema dell’immigrazione rappresenta l’argomento essenziale della propaganda elettorale e del dibattito politico, visto che i flussi migratori dell’ultimo decennio sono destinati a mutare in modo radicale gli assetti sociali ed economici non solo dell’Italia, ma finanche degli altri Paesi europei, che sono più avvezzi del nostro nel recepire migliaia di stranieri in ingresso.
D’altronde, la vittoria dei partiti populistici e xenofobi dimostra che l’immigrazione non solo è sentita come una minaccia agli standard di vita occidentale, ma rappresenta una vera e propria ragione di fobie, che difficilmente potranno essere eradicate dal nostro tessuto sociale a breve.
Ma, la coscienza non può che essere più forte e crediamo – e speriamo – che nessuno di noi possa mai avere alcun dubbio nel salvare la vita di una persona, in modo del tutto indipendente dal colore della pelle e dallo status civile.
Forse, la religione cristiana dovrebbe contribuire, in modo ancora più forte, a sviluppare il sentimento dell’accoglienza?
O, forse, la crisi economica degli ultimi anni ha reso gli Europei così insensibili, da renderli pigri di fronte ad una vita che rischia di estinguersi, se non prontamente soccorsa?
È probabile che le ragioni della morale non sempre trovano l’opportuna e necessaria ospitalità all’interno del consesso umano, ma nella lunga prospettiva non possono che trionfare.
Forse, può il colore della pelle renderci così ostili l’uno con l’altro?
O, forse, l’odio e l’intolleranza hanno preso il posto della saggezza e della ragionevolezza, per cui dobbiamo temere crimini ben peggiori che un’eventuale omissione di soccorso?
Certo è che si stanno ponendo le premesse per la creazione, nel nuovo secolo, di un mondo ben peggiore di quello del secolo precedente, che pure ha conosciuto i gulag ed i lager.
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