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Rosario Pesce
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Quest’anno, la festa della mamma cade in un periodo speciale, visto che l’emergenza Covid non è finita del tutto, ma questa è una ricorrenza che merita di essere festeggiata a prescindere dalle tragedie che si possono vivere nel consesso sociale.
La mamma è il centro del nucleo familiare e, quindi, della società visto che la famiglia è la struttura portante del nostro mondo.
La mamma lavora, soffre, ama, porta avanti il nucleo familiare, forse più dei papà condivide le sofferenze e le gioie dei propri figli, è il motore perpetuo di un microcosmo che ruota intorno a lei.
Ed, anche, quando sembra essere assente, la mamma è sempre presente.
Non esiste gioia più grande che ricevere un elemento di conforto da chi ti ha messo al mondo.
Non è un caso se, sin dal mondo antico, il ruolo della donna è stato quello di essere il punto di aggregazione del nucleo familiare.
Ruolo, questo, che si è arricchito ulteriormente visto che le donne, conquistata l’emancipazione, hanno continuato a fare le mamme ed, al tempo stesso, hanno iniziato a realizzarsi nei luoghi di lavoro, spesso con caratteristiche diverse rispetto a quelle con cui si muovono nella dimensione privata.
Peraltro, non c’è gioia più grande che quella di divenire mamma per una donna, visto che è il naturale compiersi della propria femminilità.
Lo Stato ha valorizzato questo ruolo nel corso degli anni: molte, non a caso, sono le forme di assistenza in favore delle madri lavoratrici, a dimostrazione che la società e le istituzioni pubbliche hanno interesse ad investire risorse sul ruolo ancipite della donna di lavoratrice e di guida della famiglia.
D’altronde, la nostra Europa (amata e, sovente, vessata) è nata da culture che hanno origini matriarcali, a dimostrazione che il primato femminile è antichissimo quanto il mondo.
Ed, allora, un bacio a tutte le madri del mondo, che sono la luce in fondo a qualsiasi tunnel.
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