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Rosario Pesce
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Quello delle elezioni del prossimo mese di marzo rischia di essere un esito prevedibile.
Ormai, tutti i sondaggi, in modo univoco, indicano una tendenza: il PD ed i suoi alleati sono la terza forza del Paese, dopo il Centro-Destra ed i Grillini.
È ovvio che i sondaggi, a quaranta giorni dal voto, vanno presi con il dovuto beneficio di inventario, visto che la differenza, nei collegi maggioritari, la faranno i candidati e, fino a quando non saranno note le liste, si può ragionare solo su tendenze, in termini di consenso di opinione, e non su fatti concreti.
Certo è che, se vi fosse una conferma di queste cifre, per il PD ed i suoi alleati sarebbe una disfatta, visto che non riuscirebbero a portare in Parlamento neanche duecento deputati, a fronte degli oltre trecento che, invece, hanno avuto nel corso della legislatura appena terminata.
D’altronde, anche in caso di conferma del quadro delineato, esiste un ulteriore margine di dubbio legato alla tenuta politica del Centro-Destra.
Se, infatti, esso dovesse conseguire la maggioranza assoluta dei seggi in entrambi i rami del Parlamento, come pure può avvenire, siamo certi che, poi, Berlusconi governerà con Salvini e la Meloni?
È invece evidente che, in particolar modo nel caso in cui Berlusconi ed i suoi alleati non dovessero conseguire la maggioranza assoluta dei seggi, la partita politica si riaprirebbe subito il 5 marzo, quando, per dare un Governo al Paese, ineluttabilmente Forza Italia ed il PD dovrebbero arrivare ad un accordo per consolidare una maggioranza parlamentare di larghe intese, che metterebbe all’opposizione le forze sovraniste ed anti-europeiste, come Salvini e Grillo.
In tal caso, quindi, il giorno dopo il voto ci sarebbe il “rompete le righe” per le coalizioni e, di fatto, nascerebbe una nuova fase, ben diversa da quella della campagna elettorale, nella quale gli attori devono, necessariamente, interpretare il gioco delle parti e fingere di essere alternativi gli uni agli altri, quando nella gestione degli Enti a livello locale ed in Parlamento Forza Italia ed il PD hanno, già, ampiamente collaborato e condiviso obiettivi e sforzi di amministrazione.
Quindi, l’Italia come la Germania?
Centro-Sinistra e Centro-Destra insieme per escludere dal Governo i Grillini ed i Leghisti?
Forse sì, ma ci domandiamo: se questa è l’unica formula politica, che può dare una relativa stabilità alle nostre istituzioni, non si poteva ipotizzare un dispositivo elettorale che cristallizzasse la nuova-vecchia condizione e che non rendesse così complicato costruire un’area comune di confronto fra i moderati di Destra e quelli di Sinistra?
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