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Verso un’Europa nuova

domenica, 10 novembre 2019 07:40

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Rosario Pesce
È chiaro che il processo di unificazione europea ha subito, nel corso degli ultimi anni, molti colpi di arresto, visto che il percorso istituzionale non è mai effettivamente decollato, mentre quello di natura economica presenta molte criticità, data la crisi che i Paesi europei vivono da un decennio.
La nascita dei populismi è la mera conseguenza di simili aporie: peraltro, è evidente che i messaggi dei sovranisti sono l’espressione di un disagio e non possono, invero, essere la soluzione delle patologie che intendono denunciare.
Il caso inglese è una prova delle difficoltà che il sovranismo incontra, finanche, in quelle nazioni dove dovrebbe svilupparsi in modo più agevole a causa di condizioni economiche e storico-culturali.
La Brexit ancora non è una realtà e, da molte parti, si spinge tuttora affinché il Regno Unito possa fare un passo indietro rispetto alla decisione maturata qualche anno fa.
Ma, le tendenze sono diverse e, talora, contraddittorie fra di loro.
Al sovranismo, infatti, si contrappone una tendenza autonomista, che può mettere in serio dubbio l’esistenza di Stati nati diversi secoli or sono: il caso catalano è un esempio molto vivido delle spinte secessioniste, che esplodono periodicamente in diverse parti d’Europa.
Ed, allora, quale sarà il male che distruggerà il vecchio continente?
Il sovranismo o il secessionismo?
Certo è che, in prospettiva, la vita dell’Europa appare precaria, così come molto incerta è l’esistenza di interi strati di popolazione, che sono prossimi ad un limite di povertà che era, difficilmente, immaginabile solo pochi decenni or sono.
Forse, un evento catartico riuscirà ad invertire l’ordine degli eventi?
Forse, nasceranno un novello Federico II o un nuovo Carlo V che sapranno mettere insieme nazioni e Stati, altrimenti nettamente distinte le une dagli altri?
Certo è che, oggi, appare come unico fattore unificatore il dio mercato, quello che - invece - crea nocumento a valori ed ideali condivisi.
Ed, allora, bisognerà mettere da parte gli eccessi del capitalismo finanziario, se si vuole mantenere in vita un sogno per il quale molte generazioni di pensatori ed intellettuali sono morte?
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