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Da Wikipedia: Lo scalone monumentale a "ali di falco" del palazzo dello Spagnolo, architettura tipica del barocco napoletano
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Rosario Pesce
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La trasmissione di Augias ha riaperto il dibattito intorno alla città di Napoli, sovente vittima di luoghi comuni che non le fanno bene.
Descrivere, infatti, il capoluogo partenopeo come abitato da “Pulcinella e Lazzaroni” in versione moderna non è un atto di giustizia verso quella che è stata la capitale del Regno più florido del Mediterraneo per molti secoli.
Invero, come recita il titolo di una celeberrima commedia della tradizione napoletana, quel popolo è fatto di “miseria e nobiltà”, ma quale centro moderno non nasconde al suo interno contraddizioni, spesso, stridenti?
Peraltro, le periferie napoletane non sono, oggi, molto dissimili da quelle romane o torinesi o milanesi: la presenza di gruppi malavitosi, che dominano quartieri interi, è infatti un dato che - purtroppo - non caratterizza solo il capoluogo della Campania.
Certo, la storia napoletana è più ricca di enfasi di quella di altre città, ma invero Napoli non è più, né meno sicura di omologhe città nazionali ed internazionali.
Città del Messico o New York o Londra o la stessa Parigi non sono tanto differenti da Napoli.
Ed, allora, perché evidenziare solo i limiti di Napoli?
Forse, perché i vinti non hanno diritto alla parola e l’epilogo del Risorgimento ha, indubbiamente, spostato verso Nord gli equilibri di potere economico e politico del Paese.
Pertanto, lungi dall’oleografia, non si può che rimarcare il ruolo di Napoli nel complesso quadro internazionale: città-ponte verso il Mediterraneo e melting pot di culture diverse, sin dal secondo dopo-guerra, quando il sangue partenopeo si contaminò con quello dei soldati americani, nel solco di una tradizione che ha portato Napoli ad ospitare e, quindi, a mescolarsi con i geni e le identità delle popolazioni che, di volta in volta, ne acquisivano il controllo politico-militare e ne rimanevano sedotte per la sua straordinaria ricchezza culturale ed artistica.
E, per questo motivo, non si può che auspicare il riscatto continuo e permanente del Mezzogiorno, visto che le civiltà nel mondo occidentale si sono sempre diffuse partendo dai vari Sud per espandersi verso il Nord, in un processo virtuoso sia per i luoghi, da cui la civiltà prendeva le mosse, sia per quelli dove la stessa si andava a radicare ed a stratificarsi ulteriormente.
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