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La sfida di Trump

sabato, 12 novembre 2016 17:20

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Rosario Pesce
Trump ha vinto le elezioni americane ed, ora, ha il compito di governare il Paese più complesso al mondo.
Le analisi intorno alle ragioni di quel voto sono state, già, fatte ampiamente: in pochi, alla vigilia del voto, avevano previsto il successo da parte del candidato repubblicano, anche perché tutti gli organi di stampa più importanti erano schierati con la Clinton.
Ma, come si dice in casi simili, è evidente che sia stato un voto anti-sistema, visto che, non solo negli Usa, vengono sistematicamente sconfitti coloro che hanno governato nell’ultimo decennio.
Ad essere sconfitto, infatti, è stato Obama, il cui Governo - forse - non è stato così progressista, come la stampa europea ha fatto intendere.
Finanche, il provvedimento molto famoso in materia di Sanità - cosiddetto Obamacare - è davvero poca cosa in termini di assistenza pubblica garantita ai malati, per cui è ineluttabile che, peraltro, in un momento di restrizione degli spazi della democrazia, venga premiato chi è, manifestamente, contro i diritti delle minoranze in qualsiasi campo della legislazione civile.
Così, è giunto al potere il peggiore candidato possibile, visto che, quando si confrontano due mali, generalmente il male peggiore prevale su quello minore.
In questo contesto internazionale, che nei prossimi anni subirà, quindi, scossoni rilevanti, a scomparire sempre più è il ruolo dell’Europa, che rischia di divenire ciò che essa, in parte, già è: un vaso di coccio fra vasi ben più forti.
Il mondo si bipolarizzerà ancora di più, per effetto dell’elezione di Trump.
Infatti, Russia ed USA sono destinati a divenire i punti di riferimento mondiali, come lo sono stati per tutta la seconda metà del Novecento, in attesa che la Cina diventi, anche, una potenza militare e non solo economica.
Noi, miseri Europei, saremo quindi la Cenerentola del mondo, dal momento che neanche la vittoria di Trump ci ha risvegliati dal sonno, che il nostro continente ha finora vissuto.
Il vento anti-sistema, che ha portato la Gran Bretagna ad uscire dall’Europa ed ha spinto gli Americani a votare per il miliardario razzista, inevitabilmente si abbatterà su tutti i Paesi, che vivono un momento molto difficile.
Forse, l’Italia, la Spagna, la stessa Francia, nei prossimi mesi, subiranno gli effetti di una dinamica internazionale, che solo i ciechi potrebbero non vedere?
Forse, abbiamo costruito, negli ultimi due decenni, un sistema socio-politico che non regge alla verifica del consenso popolare, per cui i fatti odierni sono solo la conseguenza di anni spesi male?
Certo è che, oggi, il “nuovo” ha diritto a governare, ma chi non si identifica in questa realtà ha il dovere di dimostrare il proprio dissenso, visto che non possiamo, invero, assistere inerti ad un ripiegamento della democrazia su se stessa, secondo una logica involutiva che è più che rintracciabile nei fatti di questi mesi.
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