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Il Mondiale di Putin

sabato, 16 giugno 2018 12:58

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Rosario Pesce
È evidente che il Mondiale di calcio, che si sta svolgendo in Russia, rappresenta una vetrina di fondamentale importanza per un Paese, che trent’anni fa circa usciva dal regime comunista e si proiettava verso la dimensione capitalistica, pur conservando una struttura dello Stato di tipo, ancora, autoritario.
In tutti questi anni, l’unica figura politica, che è emersa, è stata quella di Putin che è stato più volte Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica, eletto sempre con un plebiscito di voti che non ha eguali nelle democrazie occidentali.
È ovvio che non parliamo di una democrazia in senso stretto, visto che un Paese, che dapprima esce da secoli di tirannide zarista e, poi, da settant’anni di Comunismo, non può divenire democratico dall’oggi al domani.
Ma, oggi quel Paese, nonostante i marcati limiti del suo apparato democratico, rischia di divenire un modello per quanti non guardano più né all’Europa, né agli Usa.
Putin si è distinto nella guerra contro il terrorismo islamista, per cui l’unico Capo di Stato, che è riuscito a non subire danni dall’Isis, è stato lui, così come è stata efficace la sua politica all’insegna dell’imperialismo, vista la grande forza militare che è in grado di esercitare su Paesi confinanti, come Crimea ed Ucraina, proprio come facevano gli zar di un tempo che non c’è più.
E, poi, la sua contrapposizione all’Unione Europea: è, oggi, il vero nemico dell’Unione, visto che l’unico Stato europeo, che può competere con la Russia da un punto di vista economico, è la Germania, che per ragioni geopolitiche è il contraddittore, per definizione, delle strategie che vengono definite a Mosca ed a San Pietroburgo.
In tale ottica, il Mondiale di calcio non può che rendere più ridondante ancora il potere del ràs russo, che può competere alla pari con Trump sullo scacchiere internazionale, come mai era successo ad un Capo di Stato sovietico negli anni della Guerra Fredda.
E l’Italia?
Assente sui campi di calcio, sta cercando un nuovo posizionamento, dopo essere stata per troppi anni ancella dell’Europa a trazione franco-tedesca.
Forse, il nostro interlocutore privilegiato potrà divenire, in futuro, proprio il Presidente russo, per cui, se prima i nostri Capi di Governo andavano a farsi benedire a Washington o a Berlino, dovranno fare invece d’ora in poi operazione analoga affrontando il gelido freddo di Mosca?
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