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Un Paese allo sbando

sabato, 28 ottobre 2017 12:33

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Rosario Pesce
L’impressione, che a volte l’Italia dà al mondo intero, è quella di essere un Paese allo sbando, visto che molte cose non vanno e si fa poco o nulla perché la condizione possa migliorare.
Prendersela con la politica può essere esercizio, finanche, ridondante e populista, visto che è scontato che i destinatari ultimi delle giuste imprecazioni degli Italiani sono coloro che, da anni, detengono il potere legislativo.
Analizziamo, in particolare, uno dei casi scottanti degli ultimi mesi: la questione relativa all’uscita dei minori di 14 anni da scuola.
Orbene, sappiamo che il Codice Civile ritiene l’adolescente, che non ha compiuto il quattordicesimo anno d’età, incapace di intendere e di volere, per cui ne consegue, fra le altre cose, che lo stesso non possa, all’uscita da scuola, andare via da solo, ma deve essere accompagnato da un adulto.
È vero che, per molti decenni, questa norma è stata palesemente violata, ma, quando poi è arrivata la sentenza della Cassazione, che ha condannato un ds ed un docente per responsabilità extracontrattuale in merito alla vigilanza di un minore “abbandondato” e morto a pochi metri da scuola, è chiaro che nessuno più ha potuto fingere di non sapere e, quindi, i dirigenti scolastici italiani sono stati costretti a rivedere le modalità di uscita dei ragazzi, con una serie inenarrabile di disagi, che ne conseguono per le famiglie, le città e la mobilità.
Ovviamente, molti hanno iniziato a sperare in un intervento legislativo d’urgenza, che potesse evitare problematiche ben maggiori di quelle attuali, visto che, peraltro, l’altro Ente, che potrebbe venire incontro alla scuola, cioè il Comune, sovente non ha le disponibilità finanziarie adeguate per potenziare il sistema della sicurezza stradale.
Ma, il Parlamento si è accorto, a quanto pare, della novità con notevole ritardo, visto che, a tutt’oggi, a distanza di quaranta giorni dalla sentenza della Cassazione, nulla si è mosso ed, al più, il buon Renzi ha ipotizzato un intervento attraverso un disegno di legge, che ha tempi di approvazione biblici, a meno che il Governo non vi ponga la fiducia ovvero non ne chieda la conversione sotto forma di decreto legge.
Frattanto, mentre la società vive e deve risolvere problemi quotidiani, che possono far scaturirne altri di conseguenza, il mondo della politica arriva sulle problematiche come il personaggio mitico Epimeteo, cioè un attimo dopo, con un ritardo dunque che non agevola nessuno, tanto più chi vive sulla propria pelle i guasti ed i ritardi della Pubblica Amministrazione.
Ma, può essere moderno un Paese che, nel 2017, non riconosce la piena capacità di intendere e di volere a ragazzi di tredici anni, che sono molto spesso svegli ed acutissimi?
Ovvero, quanto tempo si deve aspettare prima che le scuole, i Comuni, le famiglie, gli stessi adolescenti non esprimano, in modo compiuto e corretto, una forte forma di disagio?
Non si può camminare a due velocità: una, quella del Paese reale, ed un’altra, quella del “Palazzo”.
Forse, per davvero è giunto il momento che ci si svegli dal torpore e che chi governa il Paese, inizi a conoscere a fondo le problematiche, che dovrebbe risolvere, prima che si rompa il patto federativo fra tutti gli Italiani.
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