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Rosario Pesce
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È indubbio che uno dei fatti tipici di questa estate anomala è il calcio, visto che nei mesi di giugno e di luglio è stato portato a termine il campionato, mentre ad agosto si concluderà la Champions.
Il Covid, quindi, ha modificato le abitudini degli sportivi, dato che questi mesi sono tradizionalmente dedicati ad altri momenti, quali il ritiro ed il calciomercato.
Il 2020, invece, ha stravolto le consuetudini dei tifosi, che hanno goduto comunque di uno spettacolo interessante nei pomeriggi e nelle serate appena passate, visto che è sempre emozionante assistere ad eventi agonistici, finanche quando questi si compiono in scenari particolari, quali gli stadi vuoti e privi di gente presente dal vivo.
E, a settembre, quale sarà la ripresa del calcio?
Si potrà tornare allo stadio a tifare per i propri colori amati?
O bisognerà, ancora, rimanere a casa, assistendo da lontano alle gesta dei campioni prediletti?
Certo, il calcio nel nostro Paese ha un valore ed una pregnanza, che vanno oltre il mero significato sportivo.
In un momento - comunque - di crisi, sarebbe opportuno che il calcio possa tornare alla sua normalità.
La presenza di tifosi all’interno dello stadio, in pieno rispetto della norma vigente, sarebbe un segnale fortissimo di ritorno alla normalità, finanche con una capienza ridotta.
Per questo motivo, sarebbe auspicabile che, a settembre, si riaprano gli stadi e le curve, perché la socialità indotta dai fenomeni sportivi è il migliore antidoto contro le paure.
Si tornerà ad una simile condizione, auspicabile per il comune tifoso, come per le stesse società di calcio?
D’altronde, le emozioni, che gli stadi possono regalare, sono incomparabili con quelle che sono in grado di offrire i pur comodi salotti di casa.
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