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Rosario Pesce
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Una partita di calcio non è un evento ordinario.
È un fatto importante per moltissime persone: in primis, per i tifosi, che aspettano l’evento sette giorni, prima di poter godere, eventualmente, del successo dei colori sociali che sono loro cari.
È essenziale per quanti ci lavorano e l’indotto è, per davvero, importante visto che il calcio è la prima azienda del Paese.
È fondamentale per il campanile, dal momento che le vecchie diatribe del Medioevo si sono trasferite sui campi di calcio, per cui un’Italia, fatta di numerosissimi campanili, non può che esaltarsi quando ventidue calciatori si sfidano sul rettangolo di gioco.
A maggior ragione, quando la partita è Napoli-Juve, è ovvio che l’evento diviene ancora più importante e non solo per motivi di natura tecnica.
Napoli e Torino – non ce ne vorrà Roma – sono le due città emblematiche del nostro Risorgimento nazionale: da una parte la capitale più ricca e florida del passato, dall’altra la città che ha tratto i maggiori vantaggi dagli esiti delle vicende risorgimentali.
Peraltro, l’una posta al Sud, l’altra al Nord, a dimostrazione del fatto che, nonostante il nostro non sia un Paese molto vasto, le distanze comunque contano moltissimo e disegnano spezzoni di umanità molti diversi gli uni dagli altri.
D’altronde, sono state le società che, nel corso degli anni Ottanta, hanno avuto i maggiori talenti del calcio mondiale: basterebbe ricordare Platini e Maradona, per sancire il primato di due sodalizi, che hanno fatto la storia del nostro sport per antonomasia.
Orbene, Napoli-Juve si è celebrata ed ha visto la vittoria della squadra più titolata d’Italia: successo, peraltro, meritato perché, prima della corsa e dell’agonismo, viene quella che, dalle nostre parti, si chiama “cazzimma” e gli juventini hanno dimostrato di possederne in grande quantità, per cui, come è consuetudine dalle loro parti, non si può che dire “chapeau”.
Ma, è ovvio che la rivalità non finisce con la partita di ieri: andrà avanti nel corso degli anni prossimi e noi, che siamo tifosi accesi del Ciuccio, forse non potremo godere a breve della felicità per la vittoria di uno scudetto, ma aspettiamo il girone di ritorno per gustare la sana e giusta rivincita sportiva.
D’altronde, che cos’è se non una mera partita di calcio?
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