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Rosario Pesce
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Il 2020 sarà un anno importante per il nostro Paese, visto che è previsto un essenziale test elettorale con il voto in molte Regioni ed, ineluttabilmente, il Governo in carica dovrà verificare le sue prospettive di vita, tanto più dopo le inattese dimissioni del Ministro dell’istruzione.
Peraltro, è evidente che il banco di prova autentico sarà la ripresa economica, che - se si dovesse compiere - segnerebbe una svolta rispetto all’andamento negativo degli ultimi anni.
Ed, ancora, il 2020 sarà di fondamentale importanza per comprendere se l’Europa, dopo la Brexit, ha ancora un senso o se è destinato a sciogliersi, come neve al primo sole, il sogno di quanti, nel Novecento, hanno creduto che fosse possibile riunire sotto un’unica bandiera i popoli dall’Atlantico agli Urali.
Tanti punti interrogativi, quindi, ci portiamo dietro nel corso del prossimo anno, essenziali per intuire in quale direzione va il nostro Paese e, con questo, il continente intero.
Certo, chi sperava che, con il nuovo millennio, si sarebbero dischiuse possibilità di crescita e di sviluppo per l’Occidente ha sbagliato previsione.
La fine delle ideologie del Novecento non ha migliorato la qualità del ceto politico e, più in generale, si è accentuata la distanza fra il popolo e le istituzioni, che sono sempre più prese di mira da chi, sovente, vive in condizioni di crisi più o meno incipiente.
Ed, allora, quali sono i rifugi possibili?
L’indifferenza rispetto alle sorti della comunità?
La fuga dalla polis?
L’allontanamento dai luoghi in cui si costruisce la volontà condivisa dei molti?
Invero, moltissimi sono gli esiti possibili di una crisi che ha infiniti risvolti.
Importante è che la via maestra del dialogo e della democrazia non si smarrisca mai e che rimanga sempre, come stella cometa, l’interesse pubblico, da anteporre a qualsiasi velleità privatistica.
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