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L’uomo e la peste

sabato, 01 febbraio 2020 20:50

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Rosario Pesce
Uno degli aspetti problematici dell’umanità è sempre stato il rapporto con le malattie, in particolare con quelle, come la peste, che possono causare la morte di migliaia di individui nel giro di pochissimo tempo.
La storia dell’uomo si scrive, non a caso, anche in base alle varie epidemie e pandemie, che hanno cambiato profondamente la crescita e lo sviluppo dei consessi sociali.
La morte, indotta da un batterio o da un virus killer, ha sempre generato le fobie più significative dell’Occidente.
D’altronde, le conseguenze di un fenomeno pandemico sono molteplici, dall’economia alla società, dalla politica ai rapporti stessi fra gli uomini.
La vicenda del coronavirus degli ultimi giorni si iscrive in un simile contesto: l’Uomo ha paura ineluttabilmente della morte e cerca, con ogni strumento, non solo di sfuggire a questa, ma anche di individuare il nemico, l’untore che deve eliminare in quanto genera le sue paure e fobie.
Orbene, pure nelle vicende odierne, un untore c’è: il cittadino cinese, che ha storicamente costumi ben diversi dai nostri e che, in Occidente, nel corso degli ultimi anni è stato in grado di costruire fortune economiche ingenti.
I negozi cinesi, fino a pochi giorni or sono pieni di clienti occidentali per la convenienza dei prezzi, a prescindere dalla qualità dei prodotti venduti, si sono svuotati nel giro di poche ore, perché la paura del contagio ha preso il sopravvento.
Se, all’angolo della strada o in metropolitana, si incontra un Cinese, ci si guarda bene dall’avvicinarsi a lui, generando così ulteriori fobie, che certo non fanno bene alla nostra società.
Ed, allora, come si evolverà la nostra comunità nazionale alla luce di un fatto, comunque, di una portata storica straordinaria, visto che l’O.M.S. ha decretato il regime di emergenza planetaria?
Un tempo, le false conoscenze scientifiche ed i luoghi comuni prendevano il sopravvento, per cui l’untore doveva pagare il fio per un nemico che non si conosceva.
Ma, oggi, alla luce dello sviluppo dei saperi scientifici, si continuerà (ovviamente in termini metaforici) a bruciare in pubblica piazza la strega di turno?
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