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Rosario Pesce
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Quella che si sta concludendo in Giappone è, certamente, l’edizione delle Olimpiadi che ha offerto ai nostri colori le migliori soddisfazioni, per le moltissime medaglie vinte e per i risultati inattesi che sono giunti, in particolare, nell’atletica leggera.
Invero, non sono mancate le delusioni, soprattutto nei giochi di squadra, nella boxe e nella scherma, dove abbiamo conseguito risultati molto al di sotto delle iniziali attese, a dimostrazione del fatto che lo sport è bello perché offre delle sorprese, in negativo ed in positivo, che sconvolgono le previsioni che si possono fare a bocce ferme.
Ma, un aspetto è quello che segnerà in modo profondo le Olimpiadi di Tokyo per la nostra rappresentativa: per la prima volta, infatti, abbiamo avuto molti atleti di colore, che potendo competere con la formazione italiana hanno consentito a questa di raggiungere un livello tecnico mai conseguito in alcune discipline sportive, l’atletica su tutte.
Un bellissimo messaggio, dunque, per chi crede fermamente nelle ragioni dell’inclusione e della costruzione conseguente di un consesso articolato in termini razziali.
In tal senso, lo sport, che veicola significati e valori molto più agevolmente di qualsiasi altro settore della vita umana, può davvero imprimere un’accelerazione verso l’edificazione di una società aperta al contributo di tutti, a prescindere dal colore della pelle o dalla religione.
Quindi, le Olimpiadi, segnate ineluttabilmente dal dramma del Covid, potranno essere ricordate dalle future generazioni come quelle che hanno impresso, nel nostro Paese, un’accelerazione notevole in vista della costruzione di un milieu sociale migliore e più progressista.
A volte, per davvero, una medaglia d’oro vale molto di più di un semplice simbolo agonistico.
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