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Rosario Pesce
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La notizia della cessione di Hamsik – se confermata – non può, certo, rendere felici i tifosi del Napoli, visto che negli ultimi dieci anni circa, dalla prima stagione in poi del Napoli in serie A dopo la promozione dalla B, è stato il capitano del Napoli di più lungo corso nella storia – seppur ancora breve – del ciclo di De Laurentiis.
È stato un calciatore modello dal punto di vista tecnico e comportamentale: lo dimostra bene il fatto che, nonostante l’età, egli sia tuttora in perfetta condizione fisica e possa giocare in qualsiasi campionato di calcio professionistico, da quelli più stressanti a quelli meno importanti, come quello cinese dove ha scelto di chiudere la carriera.
Ci si attendeva da lui e dalla società una scelta diversa, ma il dado è tratto: va via il giocatore che ha segnato più goal di Maradona con la maglia azzurra e quello che ha dimostrato versatilità tattica, assumendo più ruoli in campo con i diversi allenatori e nella cornice di differenti moduli.
È ovvio che non si può non fare un plauso a chi, più di altri, ha incarnato lo spirito della rinascita del Napoli nella stagione successiva al fallimento, portando la società e la squadra ad essere ai vertici del calcio nazionale, tornando protagonista anche in Europa, dove mancava dai tempi di Maradona e di Careca.
È la dura legge del professionismo: i lauti guadagni, che sono in grado di assicurare i Cinesi, non possono che allontanare dall’Europa i campioni, come Hamsik, che hanno modo così di completare il loro percorso nel calcio che conta, iniziando una fase diversa del loro essere professionista.
È interesse di tutti che simili trasferimenti avvengano: anche il cartellino del calciatore ha un valore non trascurabile, che la società che vende non può non prendere in considerazione.
Ed, allora, gli unici veri dispiaciuti sono i tifosi, che perdono una bandiera, ma si sa bene che le bandiere si fanno e si disfano in un lasso temporale brevissimo, per cui non si può che dire “in bocca al lupo” al giocatore che più ha fatto sognare i tifosi azzurri in questo scorcio di XXI secolo.
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