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Se l’uomo supera il suo limite…

lunedì, 02 luglio 2018 06:09

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Rosario Pesce
Una delle immagini più toccanti del Mondiale russo è, invero, rappresentata da quella del ct dell’Uruguay, Tabarez, che, nonostante la propria disabilità dovuta ad una patologia rara di tipo neurologico, riesce ad esprimere passione sul campo, essendo in grado, nonostante l’infermità fisica, di compulsare, sollecitare, incitare, finanche esultare con i propri calciatori, che peraltro non stanno sfigurando in una competizione, che certo riserva non poche sorprese.
È evidente che per un uomo di sport, qual è Tabarez, andare oltre il limite di un’infermità rappresenta un fatto importante, perché solo chi è abituato alla competizione può essere capace di portare al limite il proprio corpo, ben oltre le stesse potenzialità dello stesso.
In una competizione, che certamente non brilla per i valori tecnici, l’immagine di Tabarez che, in piedi con le stampelle, riesce ad esultare dopo un goal sta divenendo l’icona simbolica del Mondiale, che sarà in verità custodita per molti anni e mostrata a quanti si avvicineranno al calcio ed allo sport più in generale.
Non sempre, il calcio riesce ad offrire fatti così edificanti: lo sforzo, che Tabarez compie ogni volta per andare in panchina ed essere vicino ai suoi ragazzi, merita di essere riportato sui libri di storia, visto che invece il calcio si fa ricordare per fatti molto meno edificanti.
Ma, tutti noi abbiamo la forza d’animo del mister uruguagio per andare ben oltre il limite che la natura ci impone?
È evidente che, in particolare, noi uomini comuni, non avvezzi alla competizione, spesso soccombiamo, per cui, nonostante la passione e l’entusiasmo, non siamo capaci di altrettanta forza e volontà.
Il calcio serve, anche, a questo: fornire esempi ai giovani, far prendere loro coscienza delle difficoltà della vita, ma anche del fatto che le stesse possono essere superate.
Forse, l’Uruguay non sarà in grado di vincere il Mondiale, ma - invero - il suo allenatore lo ha già vinto: ha vinto una competizione ben più importante di un torneo iridato di calcio.
E, con lui, tutti gli sportivi saranno capaci di fare cosa analoga?
Certo, se forse il Mondiale russo rimarrà impresso solo per l’immagine di Tabarez in panchina con le stampelle, allora gli insegnamenti derivanti saranno ben più rilevanti di una Coppa in favore di una nazionale piuttosto che di un’altra.
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