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Rosario Pesce
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Si discute animatamente da due giorni della vignetta, invero, assai infelice pubblicata dalla rivista francese Charlie Hebdo, che ritrae alla maniera di una lasagna gli Italiani colpiti dal sisma.
È vero che fare della satira sui morti è, sempre, un atteggiamento intellettuale molto pericoloso, perché si possono offendere delle sensibilità, tanto più in un caso, come quello del sisma, nel quale a perdere la vita sono, circa, trecento innocenti, che hanno pagato le colpe di tecnici e politici, che non hanno provveduto, in modo tempestivo, a favorire un’opera di messa in sicurezza del tessuto urbano antico di interi paesi.
Ma, nel caso specifico, non ci interessa dibattere intorno alle responsabilità penali di quanti non hanno agito per prevenire la tragedia, ma vogliamo approfondire quali debbano essere i limiti della libertà di opinione, quali debbano essere i confini che non si possono travalicare, se non si vuole offendere la dignità di quanti rischiano altrimenti la beffa, oltre al danno conclamato.
Sappiamo bene quali siano stati in passato i comportamenti della redazione della testata francese, che ha pubblicato vignette che sono apparse blasfeme alla comunità islamica, a tal punto che dei terroristi si sentirono obbligati a fare una strage, pur di lavare l’onta apportata alla religione di Maometto.
Quindi, Charlie Hebdo, da molti anni, eccede nella satira: è il suo target, è la sua linea culturale, che coraggiosamente porta avanti, correndo il rischio di subire delle ritorsioni atroci, come nel caso appunto della vicenda che ha avuto, poi, dei risvolti drammatici, con l’uccisione di molti suoi redattori per mano islamista.
Nel caso, invece, della vignetta afferente al terremoto italiano, i vignettisti di C.H. hanno poi corretto il tiro, realizzando una seconda opera, forse addirittura più infamante della prima, nella quale si recita, in modo testuale, che “la mafia, non la satira” ha ucciso i trecento abitanti dei centri colpiti dal sisma.
A noi, invero, la seconda pubblicazione appare ben peggiore della prima, perché alimenta sugli Italiani il luogo comune dell’essere mafiosi: un tempo, gli Americani hanno creato il falso mito di “pizza connection”; ora, i Francesi hanno creato quello della “lasagna insanguinata”.
È giusto che il nostro Paese debba subire tante ingiurie dalla stampa transalpina in nome della libertà di stampa?
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