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Rosario Pesce
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La spina, rappresentata dallo scandalo che ha coinvolto il fratello del Ministro degli Interni, pone un problema di non scarso peso per il Governo in carica.
È evidente, infatti, che esiste in Parlamento un’area centrista, che - di volta in volta - ricerca la migliore collocazione possibile per essere sempre al Governo, luogo istituzionale del quale necessita per conservare quella necessaria fetta di potere, che le garantisce la sopravvivenza.
Orbene, dopo gli esiti elettorali amministrativi, appare ovvio che questo nucleo di parlamentari abbia percepito, in modo nitido, le difficoltà del Premier e stia, per questo motivo, creando le premesse per una nuova maggioranza, che possa guidare il Paese, in particolar modo, se Renzi dovesse essere sconfitto in occasione del referendum costituzionale di ottobre.
Pertanto, la vicenda di Alfano è meramente il “casus belli”, utile a creare le premesse per un disimpegno del NCD dall’attuale maggioranza di Governo.
Peraltro, è scontato che gli altri attori politici non possono non guardare con interesse all’iniziativa di questa pattuglia di deputati centristi.
Per un verso, la Destra ex-berlusconiana ritroverebbe ex-compagni di percorso, visto che questi sono parlamentari eletti nel 2013 sotto i vessilli di Forza Italia, mentre la minoranza del PD troverebbe lo strumento migliore per portare Renzi alle dimissioni, consumando - tramite terzi - una vendetta contro chi, per due anni, ha preferito dialogare con Verdini ed Alfano, piuttosto che con Bersani o Fassina.
In tale contesto, diviene importante il ruolo del Capo dello Stato, che – in caso di crollo del Governo, ora oppure ad ottobre – non può non ricercare tutti i percorsi parlamentari possibili per evitare la conclusione anticipata della legislatura, per cui appare molto probabile che venga perseguita la strada di un nuovo accordo di Larghe Intese fra PD e Forza Italia, allo scopo di fare pochi, importanti interventi legislativi, dalla rivisitazione della legge elettorale alla nuova disciplina in materia bancaria.
E Renzi?
Può mai rimanere fermo di fronte ad una strategia, che a breve potrebbe portarlo alla defenestrazione sia dal ruolo di Premier, che da quello di Segretario Nazionale del principale partito italiano?
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