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Le generazioni, che vissero quel 2 giugno 1946, partecipando al voto, ormai non esistono quasi più, per cui gli Italiani odierni hanno solo un ricordo scolastico di quegli eventi.
Ciò rende necessario, a maggior ragione, realizzare un approfondimento di uno snodo della storia del Novecento, visto che, in quel momento, tornarono all’azione i partiti, che sarebbero stati protagonisti nei decenni successivi, divenendo punti di riferimento essenziali per l’Italia, almeno fino al 1994.
Oggi, neanche più quei partiti esistono più, per cui sono cambiate radicalmente le coordinate storiografiche ed, a seguito di tale, profondo rinnovamento, è purtroppo mutato anche il sentimento di amore degli Italiani verso le loro istituzioni democratiche.
All’epoca, la partecipazione rese possibili i cambiamenti necessari, mentre oggi sembra che il rinnovamento debba passare attraverso un’astensione sistematica ed organizzata dai passaggi cruciali della politica.
Non sappiamo quanti Italiani, infatti, andranno al voto nel prossimo mese di ottobre, per decidere le sorti della Repubblica, ma certo quelli che vi andranno, avranno una notevole responsabilità, dal momento che potranno riconfermare il lavoro svolto dai padri Costituenti ovvero potranno dare inizio ad una nuova forma di Stato, le cui dimensioni ed i cui tratti salienti non sono noti in maniera precisa, neanche a quanti propugnano il cambiamento tout court.
Pertanto, sarebbe giusto ed opportuno tornare allo spirito di quel 2 giugno 1946, magari enfatizzando la partecipazione, che è il valore essenziale su cui può costruirsi una comunità, che faccia del dialogo e della democrazia gli strumenti fondamentali del suo agire.
Ed, invero, comunque la si pensi, non si può non augurare un buon 2 giugno a chi crede, ancora lealmente e fedelmente, ai concetti fondanti della nostra Costituzione, l’unica certezza che, ad oggi, è stata in grado di garantire pace e progresso.
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