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Con la sua dipartita, è inevitabile che sia scoppiata la guerra di potere fra i Grillini, che si combatte a colpi di espulsioni e di atti verticistici, che non fanno bene all’immagine di un’organizzazione, che pare abbia assunto, fin troppo velocemente, i difetti dei partiti storici, pur volendoli combattere, almeno in termini di propaganda mediatica.
Il passaggio del prossimo futuro è essenziale per il M5S: a giugno, si voterà nelle principali città italiane, da Roma a Milano, da Napoli a Torino, e se il dato elettorale non dovesse premiare i candidati grillini, il M5S potrebbe implodere assai prima di quanto pensato ed ipotizzato.
È evidente, infatti, che il ceto dirigente nazionale avrebbe potuto candidarsi, vista l’importanza delle metropoli che vanno al voto, evitando invece di presentare delle persone comuni ed oneste, che però non sono affatto note e che non portano nessun contributo in più rispetto al voto di opinione, che i Grillini già ricevono da qualche anno.
Di Battista non poteva, forse, essere un ottimo Sindaco di Roma, così come Di Maio di Napoli?
Se il M5S avesse scelto questo percorso, molto probabilmente avrebbe stravinto in occasione del prossimo voto amministrativo, per cui Renzi sarebbe stato costretto, effettivamente, alle dimissioni.
Scegliendo l'iter che, invece, hanno messo in essere, nonostante il consenso che hanno nel Paese, per l’ennesima volta essi si condannano a non vincere e, dunque, a non essere affatto decisivi nell’agone politico del Paese, visto che un’eventuale vittoria dei Sindaci del PD o di Forza Italia respingerebbe di nuovo il M5S in un’area del dissenso estremo ed improduttivo, che non può alimentarsi solo di odio, di sentimenti di rivalsa o di rancori sociali per molto, troppo tempo ancora.
Pertanto, una riflessione andrebbe fatta: forse il governo delle città e delle aree metropolitane non costituiva il primo, convinto passo per assumere quello dell’Italia nella primavera del 2018 o prima ancora?
Forse, la guerra di potere, che si sta muovendo fra il livello nazionale e quello locale, prefigura un’implosione del M5S, che porterà i Sindaci eletti a prendere le distanze sempre più da Di Maio e da Di Battista e a diventare, a loro volta, dei piccoli potentati locali, autoreferenziali ed espressione di una nuova classe dirigente, investita di un potere diretto, ma effimero?
Certo è che moltissimi sono i quesiti, che ci si pone in merito al futuro del Movimento, anche perché la sua esistenza ed, anche, il suo eventuale ingresso nelle istituzioni governative centrali non sarebbero, di per sé, una cattiva notizia, se comportassero un rinnovamento tanto profondo, quanto autentico di un certo modo di fare politica, che la pubblica opinione nazionale ha, ormai, preso visceralmente in odio.
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