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Dal sito: www.digitalmeetsculture.net
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Rosario Pesce
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La cultura è stata, per millenni, uno strumento di esclusione: non possiamo, certamente, dimenticare l’uso che, in particolare, dell’istruzione si è fatto a fini sociali, allo scopo di comporre delle gerarchie, che poi si sono trasferite di generazione in generazione.
In tale ottica, l’uso, a fini aristocratici, delle competenze elementari del saper leggere, scrivere e far di conto è stato ridondante, tanto più quando non esisteva lo Stato moderno ed a essere responsabile della trasmissione della cultura era la Chiesa, che non poteva, invero, non favorire un modello elitario di possesso e di trasmissione dei saperi.
Poi, a partire dall’Ottocento, con la nascita della moderna società neo-industriale, le conoscenze sono divenute, progressivamente, un fatto di dominio pubblico, per cui si è avvertita l’esigenza di formare quei ceti sociali, che altrimenti sarebbero rimasti sempre esclusi dall’istruzione e che, dunque, sarebbero stati condannati ad un’emarginazione tanto ingiusta, quanto pericolosa per la conservazione dello stesso consesso civile.
Oggi, agli inizi del XXI secolo, la trasmissione della cultura serba ancora un significato, intrinsecamente, politico: la società e lo Stato, assai giustamente, avvertono l’esigenza di insegnare a leggere ed a scrivere, nella nostra lingua, a tutti quei poveri nostri nuovi concittadini, che provengono dai Paesi del Nord-Africa e dell’Estremo o Medio-Oriente, i cui figli, nati sul suolo europeo, saranno protagonisti, insieme ai nostri figli e nipoti, dell’Europa delle prossime generazioni.
Essenziale, ai fini dell’integrazione, è pertanto la qualità del sistema culturale, che lo Stato è e sarà in grado di mettere in piedi: non solo saranno necessarie ottime scuole, con docenti molto preparati e con dirigenti, che saranno capaci di organizzare un servizio all’altezza dei diversi compiti, ma sarà opportuno che un’intera architettura sociale venga edificata intorno agli sforzi della Scuola pubblica e laica, che altrimenti, di per sé, non sarà sufficiente per vincere la scommessa dell’integrazione dei “nuovi” Italiani ed Europei.
Peraltro, i numeri dei flussi migratori, come è evidente a molti, sono davvero ingenti: di fronte ad una diminuzione dei nati, il sistema scolastico italiano dovrà organizzarsi per garantire i rudimenti dell’istruzione a quanti hanno desiderio e volontà di mettersi in gioco, sapendo bene che, senza l’istruzione, essi rischiano di rimanere, sempre, un passo indietro agli altri.
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