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Rosario Pesce
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Di fronte alle scene della guerra in Ucraina, qualsiasi persona di buon senso non può che invocare immediatamente la pace, visto che gli eventi bellici portano solo morte e distruzioni ed, invero, l’Occidente non può permettersi fatti simili alle porte della propria civiltà.
È, anche, vero che la pace non è una manna che scende dal cielo, ma bisogna lavorare duramente per conseguirla e, come sapevano bene gli antichi Romani, a volte bisogna finanche preparare la guerra per evitarla.
Gli avvenimenti di questi ultimi giorni, forse, hanno sorpreso l’Europa: molti, infatti, tra gli stessi osservatori politici non credevano all’ipotesi di attacco da parte di Putin ed, invece, l’autocrate russo è stato conseguente rispetto alle premesse delle sue dichiarazioni precedenti.
D’altronde, ha un vantaggio enorme rispetto ai Paesi occidentali: è un dittatore e, dunque, come tale non deve rendere conto alla pubblica opinione russa, mentre i nostri leaders ovviamente devono misurarsi con le regole della democrazia e con gli orientamenti preponderanti di chi invoca la pace per la pace.
Ed, allora, dobbiamo assistere inermi alla distruzione dell’Ucraina?
Le sanzioni economiche, che per il momento sono l’unica vera risposta occidentale al gesto dell’autocrate russo, sono evidentemente fin troppo deboli, per indurre Putin a retrocedere dai suoi progetti di espansione.
Certo è che, in queste settimane ancora più che rispetto al recente passato, si nota l’assenza di un ordine internazionale che sia accettato dalle principali potenze mondiali.
Paradossalmente, ai tempi della Guerra Fredda fra Sovietici ed Occidentali, un fatto simile – almeno sul suolo europeo – non si sarebbe mai prodotto: la paura, infatti, del nucleare avrebbe stoppato qualsiasi disegno egemone di una delle due parti in gioco.
Ed, allora, dovremmo forse concludere che si stava meglio quando si stava peggio?
Putin non retrocederà a breve dall’Ucraina, né l’intervento militare timido dell’Occidente potrà impedire ai Russi di conquistare il suolo ucraino.
Putin, forse, ha già vinto?
Si può sperare che nasca del dissenso civile nella società russa, in particolare fra le giovani generazioni, e che il dittatore possa cadere per effetto di un processo di democratizzazione, i cui segnali sono comunque flebili?
Un dato è certo: l’Europa ha già perso per aver consentito alle truppe russe di varcare il confine di uno Stato sovrano; può riscattarsi, sconfiggendo militarmente (nelle forme possibili previste dalle Costituzioni occidentali), politicamente ed economicamente il colosso russo nelle prossime settimane e, solo in quel caso, potrebbe così dimostrare che la sua nascita ed il suo rafforzamento nel corso dell’ultimo ventennio sono, per davvero, garanzia di pace e di difesa dei valori di libertà e progresso.
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