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Veduta di Marina di Corricella, il borgo marinaro più antico di Procida (foto Facebook: Procida 2022 - Capitale Italiana della Cultura, @mrscancio)
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Rosario Pesce
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Il riconoscimento dell’isola di Procida, quale capitale della cultura per il 2022, rappresenta un’ottima notizia non solo per la più piccola isola dell’arcipelago napoletano, ma per l’intera Campania ed il Mezzogiorno d’Italia.
Infatti, il Sud vive per lo più sull’economia indotta dal turismo ed un simile riconoscimento non può che essere il migliore volano di investimenti per l’Italia meridionale, tanto più in un periodo difficile come questo, che dovrebbe segnare - nei prossimi mesi - l’uscita dalla pandemia ed il ritorno progressivo alla vita normale e, quindi, anche agli ordinari flussi turistici.
Peraltro, ancora più significativo è il fatto che, delle tre isole dell’arcipelago partenopeo (Ischia, Capri e la stessa Procida), sia stata scelta quella, forse, meno nota al grande turismo di massa, visto che per molti decenni l’isola più a Nord è stata un mero porticciolo di pescatori, con movimentazioni turistiche molto inferiori rispetto a quelle di Capri ed Ischia.
Un simile fatto deve essere, per l’intera Campania, il segnale che la ripresa è possibile e che, dopo anni difficili, finalmente le nostre ricchezze paesaggistiche e storiche tornano ad essere protagoniste, come fu per Napoli negli anni Novanta e nei primi del nuovo secolo.
Siamo, dunque, sulla strada giusta: ora, bisogna vincere la scommessa del potenziamento dei servizi funzionali al turismo, che possono favorire l’arrivo sempre più copioso di turisti dal resto dell’Italia e dall’Europa in particolare, una volta che sarà sconfitta in modo definitivo la pandemia.
Le rinascite, spesso, partono da segnali piccoli, ma molto significativi: quello del riconoscimento di Procida non può che dare l’abbrivio alla ripartenza, che tutti noi auspichiamo dopo i mesi difficili che abbiamo alle nostre spalle.
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