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Rosario Pesce
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La politica nazionale sta vivendo delle inutili tensioni, che non fanno certo bene al Paese in un momento storico, come quello che stiamo vivendo, che richiederebbe uno sforzo vero di unità a fronte di problemi che sono gravissimi, visto che a - tutt’oggi - non sappiamo neanche se il Covid si ripresenterà in inverno ed, eventualmente, con quale virulenza.
Ma, si sa bene che, nel gioco della politica, ogni forza ed ogni leader mirano a distinguersi dagli altri per poter acquisire un po’ di visibilità e di spazio mediatico.
È, però, anche vero che la celebrità momentanea non fa bene di per sé: troppi partiti e troppi aspiranti protagonisti della politica hanno avuto un’agibilità fin troppo breve, per cui tendenzialmente sono scomparsi pochissimo tempo dopo essere apparsi.
Anche per questo motivo, il nostro Paese sta vivendo un momento non bello, visto che, a fronte di crisi epocali, è necessario dispiegare un’azione sistemica ed, in particolare, è opportuno che le migliori energie si mettano insieme per fronteggiare il nemico comune.
Quando, infatti, saremo fuori dall’emergenza in modo definitivo, l’elettore valuterà chi ha operato e chi, invece, ha giocato ad interpretare un ruolo che, forse, non gli appartiene: d’altronde, si sa che i populisti generalmente portano a temine sempre male il loro operato, con scarsa efficacia e con risultati ancora peggiori.
Ed, allora, occorre un sano bagno di umiltà per tutti, perché il Paese ha bisogno, in questa contingenza, di risposte concrete e non di fumo.
Saremo capaci di metterci insieme e di remare, tutti, nella medesima direzione?
In gioco c’è la salvezza della nazione, che rischia di vivere un post-crisi sanitaria ancora peggiore della quarantena stessa che abbiamo, già, alle nostre spalle.
Invero, abbiamo bisogno di normalità, non di atti eroici, né di uomini della Provvidenza per uscire dalla contingenza triste che, purtroppo, ci è capitata in sorte.
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