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Rosario Pesce
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La Pasqua è la festività religiosa della speranza, visto che con la rinascita di Gesù si rinnova il trionfo della vita sulla morte.
Gesù nasce una seconda volta dopo la morte atroce sulla Croce e, con la propria resurrezione, segna in modo indelebile il legame fra il cielo e la Terra, fra la dimensione umana e quella divina.
Mai come nella contingenza odierna, si avverte forte il bisogno di una rinascita, che possa ricondurre l’Uomo ad uno standard della vita sociale ben diverso da quello indotto dal virus, che ovviamente è la negazione tout court dell’essenza dell’umanità.
L’Uomo, per sua definizione, è un essere sociale e la vita in quarantena, per quanto fondamentale possa essere fino alla creazione del vaccino, non può che negare la dimensione profonda di ciascuno di noi che siamo non per noi stessi, ma per l’altro, per cui necessitiamo – alla pari dell’ossigeno – di incontrarci con il proprio simile in un luogo fisico, che nessuno spazio virtuale può surrogare.
La rinascita, in tal caso, non può che essere lenta e progressiva, come ci spiegano gli epidemiologi, visto che il virus non è stato debellato e che non lo sarà a breve, perché non è prossima l’introduzione sul mercato né di una terapia né di un vaccino, che possano eradicarlo del tutto.
E, quindi, la nostra rinascita si consumerà attraverso tappe intermedie, che saranno ancora più importanti di quella che abbiamo, finora, vissuto.
Dovremo abituarci a convivere con il Covid; dovremo tornare alla nostra vita sociale e professionale, ben sapendo che non si potrà rinunciare né ai dispositivi di sicurezza, né alla necessaria distanza dal prossimo, che potrebbe essere – pur sempre in modo inconsapevole – un untore e, quindi, costituire un potenziale pericolo per sé e per gli altri, soprattutto.
Sarà, quindi, un modello di vita ancora ben lungi da quella ordinaria e, forse, andrà avanti per moltissimi mesi, fino a quando il concetto di normalità non potrà tornare a campeggiare finalmente fra gli esseri umani.
Ma, siamo certi che si potrà, comunque, tornare a vivere la vita di prima con il medesimo stile e con le stesse abitudini?
Una rinascita è, pur sempre, una nascita differente dalla prima: mai, come insegna la filosofia greca, ci si può bagnare nella stessa acqua e, per effetto di questo dato di fatto, il nuovo mondo post-Covid sarà differente da quello che abbiamo abbandonato, quando è stata decretata la quarantena.
Forse, sarà un mondo più rispettoso della natura e degli equilibri nei consessi civili?
O, forse, sarà un mondo segnato dalla diffidenza e dal preconcetto verso il prossimo, che sarà visto sempre come un pericolo e non come un’opportunità per il proprio essere?
Certo è che non vediamo l’ora di uscire dai nostri domicili e di gettarci nel nuovo mondo, perché – comunque sia – esso sarà preferibile a quello odierno di un esilio forzato dalla società e dall’incontro con l’alterità.
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