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Emanuele Severino nel 2019 Premio Internazionale Friedrich Nietzsche
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Rosario Pesce
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La morte di un filosofo per una società è, sempre, una notizia molto triste.
Vieppiù lo è nel caso di Emanuele Severino, con cui si chiude la grande stagione dei filosofi del Novecento.
Severino è stato, forse, il più autorevole dei filosofi italiani della seconda parte del secolo scorso, visto che è stato capace di realizzare una sintesi potentissima mettendo insieme il pensiero, le idee, le riflessioni di due classici dell’Occidente: Parmenide ed Heidegger.
La sua storia della filosofia, su cui si sono formate intere generazioni di studenti universitari e di studiosi, rappresenta ormai un classico della storiografia del XX secolo, visto che le idee, contenute in quel testo, sono la Bibbia del pensiero di Severino intorno ai concetti essenziali della sua teoresi: dall’Essere al Divenire, dal primato della tecnologia al disfacimento della democrazia e del senso di comunità.
Severino è stato un filosofo “aspro”, nel senso che non si è mai preoccupato di dispiacere qualcuno con le cose che ha detto ed ha scritto.
Entrato in conflitto con le gerarchie ecclesiastiche perché il suo pensiero veniva considerato eterodosso rispetto al Cristianesimo ufficiale di Padre Agostino Gemelli, ha avuto la forza di tirare dritto per la sua strada, nonostante venisse considerato eretico - finanche - dall’altra “Chiesa” della cultura italiana di quel momento, il Partito Comunista, visto che la sua lezione marxiana rompeva con le letture tradizionali del pensatore padre del Socialismo scientifico.
È stato, dunque, un eretico tout court, in grado di essere una pietra miliare sia per chi voleva rappresentare il dogma ufficiale, sia per chi, lungo la sua traccia, si è sforzato invece di disegnare un orizzonte di pensiero che rompesse le gabbie di acciaio di visioni filosofiche ereditate dalla tradizione italiana del neo-aristotelismo o del neo-idealismo.
Un filosofo, quindi, un rivoluzionario con le idee ed i concetti, che ha predicato per una vita intera da un pulpito laico, un pensatore che è stato in grado di portare avanti il pensiero occidentale, mostrando come fosse possibile una lettura diversa, finanche, dei classici della Grecia antica.
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