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Rosario Pesce
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Natura e logos sono, certo, i due fondamenti dell’Occidente, sui quali si è costruita l’intera speculazione teoretica, dall’antica Grecia in poi, e sui quali - tuttora - si regge il pensiero del nostro mondo.
È chiaro che le varie filosofie e teologie hanno costruito ed ipotizzato rapporti diversi fra questi due fondamenti della vita, oltreché del pensiero umano.
Chi ha imposto il primato della Natura sull’Uomo, entro i limiti di visioni matematico-scientifiche o più spiccatamente religiose; chi, invece, ha posto il superiore valore assiologico del logos rispetto all’oggettività delle cose: tutti, comunque, si sono interrogati – in ultima analisi – sul rapporto fra Uomo e Mondo, giungendo alla creazione di sistemi filosofici che sono il ‘quid’ che distingue l’Occidente dalle altre popolazioni presenti sul pianeta e che sono, invero, la precondizione dello sviluppo economico e del progresso sociale, che sono stati conseguiti in questa parte della Terra.
È ovvio che i cambiamenti storici non possono che indurre notevoli mutamenti da un punto di vista culturale, per cui sarebbe curioso poter verificare – cosa che potranno fare i nostri figli e nipoti – cosa diventerà il pensiero occidentale per effetto dei flussi migratori di questi ultimi anni che cambieranno, in modo sempre più radicale, le nostre tradizioni ed i convincimenti stratificatisi nel corso delle precedenti generazioni.
D’altronde, la Magna Grecia nacque per effetto delle migrazioni che si produssero fra la Grecia e la penisola italiana fra l’VIII ed il VI sec. a.C.
Senza quell’evento di portata straordinaria per quei tempi, mai la cultura ellenica sarebbe uscita dal ristretto ambito delle poleis greche e, quindi, non avrebbe potuto condizionare così fortemente la storia successiva come invece è avvenuto, a tal punto che la cultura aristotelica e platonica sono i fondamenti dell’Occidente alla pari - almeno - del Cristianesimo e dell’Illuminismo.
Forse, l’arrivo così copioso di persone, che hanno una cultura diversa dalla nostra, sarà motivo di palingenesi per l’Occidente?
Forse, inizierà un nuovo ciclo storico per l’Occidente, per cui la differenza stessa fra Occidente ed Oriente e quella fra Nord e Sud non avranno più alcun senso, perché tali vocaboli indicheranno solo meri riferimenti geografici?
Certo è che, se in passato i grandi cambiamenti impiegavano diverse generazioni per divenire realtà, oggi per effetto delle nuove tecnologie digitali gli stessi potranno realizzarsi in un tempo minore e, forse, con minori costi umani.
Forse, già questo è un segno della storia che cambia?
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