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Rosario Pesce
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Molti Italiani, anche non elettori del M5S e non sostenitori del Governo attuale, hanno apprezzato la conferenza stampa del Premier dell’altra sera, in occasione della quale egli ha preso le distanze da Salvini ed ha preteso che la crisi venisse parlamentarizzata.
Un gesto forte per chi, come Conte, ha tenuto per oltre un anno un profilo molto basso, costretto a mediare fra i diktat della Lega e le richieste del partito, i Grillini, che lo ha appunto indicato nel ruolo di Presidente del Consiglio.
Peraltro, oltreché per i contenuti, non si può certo non evidenziare come il suo stile sia molto diverso da quello di Salvini: soft, sobrio ed invero confacente con la funzione di Capo del Governo, come da dettato della Costituzione.
È ovvio che, con l’apertura della crisi, molti sono i punti di domanda insoluti: aspetterà che il Parlamento gli voti la sfiducia o, dopo il dibattito, prima di essere sfiduciato, si recherà dal Presidente della Repubblica per rimettere il mandato ed essere così in corsa per gestire la fase elettorale che si aprirà subito dopo lo scioglimento delle Camere?
Oppure, qualora nell’attuale Parlamento maturassero le condizioni politiche per avviare una fase diversa, con la nascita di un Esecutivo di scopo, Conte potrebbe essere ancora il Premier in un momento storico non facile né per il Paese, né per le istituzioni?
È chiaro che, nella contingenza attuale, il nemico di molti - se non di tutti - è Salvini, che ha avuto l’ardire di interrompere un’esperienza di Governo, sacrificando l’interesse del Paese sull’altare dell’interesse della propria parte politica, visto che egli crede di poter incassare il grande risultato delle elezioni europee.
Ed è altrettanto evidente che, in una congiuntura nella quale il PD è ancora in fase di ricomposizione ed i Grillini hanno visto l’indebolimento progressivo della leadership di Di Maio, Conte ha assunto nel Paese ed agli occhi della pubblica opinione le vesti del leader anti-Salvini, che ne può contrastare i disegni pericolosi ed inquietanti.
Pertanto, anche nella fase elettorale, che si aprirà dopo lo scioglimento delle Camere, non si può non tenere conto di questo dato, che si è venuto a costituire nei giorni scorsi.
Se si intende, da più parti, costruire uno schieramento molto ampio ed in grado di contrastare per davvero la volontà egemonica di Salvini, non si può non prendere in considerazione il contributo di Conte, che può catalizzare molti consensi, ben oltre i limiti di Destra e Sinistra, che saranno preziosi per evitare che il leader della Lega faccia l’ascesa al potere, che egli stesso ha dichiarato.
Bisogna, quindi, ipotizzare di costruire intorno a Conte uno schieramento civico – proprio come si fa con le elezioni dei Sindaci – che sia riconoscibile per la difesa dei valori della legalità costituzionale rispetto a chi, di fatto, si è già posto oltre il dettato della Carta, mettendo da parte le contrapposizioni fra grillini, democratici e quanti altri vorranno esserci nell’agone elettorale?
Certo è che non si può andare alle elezioni con gli steccati dell’ultimo anno, perché altrimenti si rischia seriamente di regalare l’Italia a chi, fino a poco tempo fa, pensava e dichiarava che i meridionali non avessero la medesima dignità dei cittadini del Nord.
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