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P.zza della Repubblica di Monfalcone
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Rosario Pesce
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È alquanto insolita la richiesta del sindaco di Monfalcone, che con il contributo dei genitori e degli alunni vorrebbe schedare i docenti che, nelle scuole del suo Comune, manifesterebbero un indirizzo culturale diverso dal suo, evidentemente in senso progressista.
Infatti, la Costituzione sancisce il principio della libertà di insegnamento, che è uno dei valori sacri su cui si regge non solo l’intero ordinamento costituzionale, ma il sistema scolastico della Repubblica Italiana, da quando la stessa è nata.
Peraltro, nell’odierno sistema istituzionale, non è dato alcun potere ai Sindaci di sindacare nel merito degli indirizzi di questa o di quella scuola, di questo o quel docente, di questo o di quell’operatore scolastico.
Gli Enti Locali, che offrono il loro prezioso contributo all’implementazione dell’offerta formativa, hanno ben altri compiti, tutti tesi alla realizzazione di quei beni essenziali – edilizia, mensa, trasporto – che sono la condizione a monte per l’erogazione del servizio di istruzione e formazione.
Peraltro, al di là dell’episodio di Monfalcone, che siamo certi sarà chiarito nelle prossime settimane, ci preoccupa l’attenzione, forse, smodata che il potere politico ha verso il sistema della Pubblica Istruzione, come se lo stesso fosse oggetto di un desiderio di conquista da parte di chi ha avuto il consenso dei cittadini per il Governo del Paese.
Ma, la Scuola italiana non è un’azienda o un trust su cui il potere di turno – sia quello locale, sia quello nazionale – può mettere le mani, all’interno di un’ambizione predatoria più ampia.
La Scuola italiana si è sempre retta su una sostanziale neutralità dei suoi operatori rispetto all’indirizzo politico prevalente di volta in volta: certo, i docenti – come tutti gli altri cittadini – hanno le proprie idee e, nella misura in cui le stesse hanno una relazione virtuosa con i temi dell’offerta formativa, essi hanno la libertà di discuterne con i loro alunni, facendone elemento di crescita democratica, civile e culturale.
Anche, per questo motivo non può non inquietare il disegno teso alla regionalizzazione della Scuola italiana, visto che, qualora si realizzasse l’autonomia differenziata, il timore che la Scuola possa essere sensibile oltremodo alle campane della politica non può che essere avvertito come credibile e reale.
Ed, allora, è auspicabile che si enfatizzi il ruolo educativo della Scuola nella società odierna – che, invero, non appare facile – e che si spengano delle polemiche, che fanno male a tutte le istituzioni che ne sono protagoniste.
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