|
|
Rosario Pesce
|
|
L’intero dibattito politico ruota intorno alla richiesta delle regioni del Nord di procedere, in tempi rapidi, all’autonomia differenziata, con l’ulteriore trasferimento di competenze dallo Stato centrale alle Regioni.
Non entriamo nel merito delle previsioni, visto che peraltro dal dibattito sul regionalismo dipende la vita stessa del Governo attuale, visto che la dinamica odierna è molto chiara: da una parte la Lega, che spinge nella direzione voluta dai Governatori; dalla parte opposta i Cinque Stelle, che cercano di difendere quel che rimane ancora dell’idea – oltreché della prassi costituzionale – di uno Stato unitario.
È ovvio che il dibattito sul regionalismo non è irrilevante per il futuro del nostro Paese: è in gioco lo Stato unitario, così come lo abbiamo conosciuto dal 1861 in poi, visto che se il Titolo V della Costituzione, rinovellato nel 2001, ha comunque consentito l’esistenza ancora dello Stato, oggi ci troviamo - invece - di fronte ad una situazione ben diversa, che può essere l’anticamera della vera e propria secessione.
Il rischio di un’eventuale implosione è altissimo, dal momento che le stesse forze politiche di opposizione sono divise al loro interno: non può sfuggire il fatto che il principale partito dell’attuale minoranza parlamentare, il PD, registra posizioni articolate e, talora, finanche inconciliabili fra loro.
Ed allora cosa succederà?
Chi vincerà?
Forse, coloro che, di fronte agli effetti anche della crisi economica di questi ultimi anni, intendono per davvero mettere fine alla storia dello Stato unitario, approfittando del disagio che è presente tanto al Nord, quanto al Sud?
Oppure, vinceranno coloro che sono intenzionati a difendere lo Stato, che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità, dapprima passando attraverso il Risorgimento e, poi, attraverso la lotta al Fascismo?
Nei prossimi mesi, il dibattito non potrà che divenire ancora più interessante, visto che le scadenze elettorali non potranno che rinfocolarlo.
Ma, cosa vogliono effettivamente gli Italiani?
È, questo, il vero nodo tematico: comprendere gli orientamenti della pubblica opinione, che in gran parte si esprime quando si discute di accogliere o meno lo straniero che bussa alle nostre porte e che, invece, rimane colpevolmente in silenzio quando si dibatte della forma Stato, che è certamente la cosa più importante nelle moderne democrazie.
|
|