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Rosario Pesce
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Nei giorni precedenti alla fine dell’anno ed all’inizio, quindi, di uno diverso, si fanno sempre calcoli e previsioni circa gli impegni che ciascuno di noi ha, sia nella vita professionale che in quella sociale lato sensu.
Ovviamente, non si può che augurare il meglio per sé e per i propri cari, visto che l’inizio di un nuovo anno segna sempre una tappa importante nella prefigurazione del futuro.
Peraltro, sappiamo bene come sia essenziale per l’uomo avere la nozione di futuro e la capacità di proiezione di sé in una dimensione che, ancora, non è compiuta.
Non è un caso se solo i depressi – o coloro che, comunque, manifestano un grave disagio nella dimensione psicoaffettiva – non hanno nozione del futuro, per cui la loro vita è ancorata al passato ed, al massimo, al vissuto quotidiano, che diviene prigione perché non può manifestarsi in un conato proattivo verso altro.
Come sarà, allora, il 2019?
Migliore, certo, del 2018: questa non può che essere la risposta di ciascuno di noi all’inizio di un percorso, comunque, nuovo di vita.
D’altronde, il fatto che molti interrogano le stelle e gli oroscopi per avere una traccia possibile di sé nel futuro prossimo non può che essere espressione di un istinto di vita, che non si riduce alla mera sopravvivenza, ma che anela ad una vita migliore di quella che si conduce.
È umano, troppo umano un simile sentimento: è espressione di una volontà (e voluttà) di vita, che è la fiammella che alimenta ogni nostro atto quotidiano, da quello più comune e banale a quello che, invece, impegna la nostra intelligenza in maniera più pervasiva e predominante.
Ma, sarà invero migliore l’anno nuovo di quello appena passato?
Certo che lo sarà, comunque per ciascuno di noi, visto che ineluttabilmente sarà differente dal precedente e la differenza, di per sé, costituisce un valore.
Ed, allora, buon 2019 a noi tutti, con l’auspicio che si possano realizzare i sogni che, più o meno reconditi nel cassetto del nostro animo, spingono ciascuno di noi a dare il meglio per sé ed, in particolare, per gli altri.
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