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Rosario Pesce
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E' evidente che, nel vecchio continente, spira un vento sovranista, che danneggia non poco l’Europa e la tenuta dei Governi nazionali.
La vicenda francese, a tal riguardo, è paradigmatica.
Macron, eletto con un amplissimo consenso nella primavera del 2017, oggi viene duramente contestato dal movimento dei cosiddetti gilet gialli, a dimostrazione del fatto che il vento sovranista colpisce, finanche, gli Stati più forti del vecchio continente.
Il nemico del popolo sembra l’Unione Europea: ogni male dell’economia internazionale le viene addebitato, come se il vero responsabile fosse l’istituzione comunitaria e non la globalizzazione del mercato, che indubbiamente ha cagionato scompensi, perché ha contribuito a trasferire altrove le produzioni ed ha indotto gli ingenti flussi migratori verso le sponde europee.
È ovvio che il fenomeno in corso, che riguarda sia le aree del Mediterraneo, che quelle del Nord Europa, può mettere in dubbio non solo l’esistenza dell’Unione, ma quella degli stessi Stati nazionali, perché le spinte centrifughe, in occasioni simili, traggono linfa vitale per la propria moltiplicazione.
In tal senso, la politica dovrebbe tornare a declinare il linguaggio della moderazione e del dialogo, perché alimentare il fuoco non può che produrre danni, ancora, maggiori.
Ma, quando finirà un simile vento e, soprattutto, quale sarà la dinamica di segno contrario che potrà spegnerlo?
Certo è che, anche, il messaggio religioso deve dare un contributo per lo spegnimento di qualsiasi possibile conflitto civile permanente: altrimenti, rischia di generarsi un clima che la nostra Europa ha già conosciuto nel corso del Novecento e che non è stato foriero di nessun effetto positivo.
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