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Il Castello longobardo di Montella, con le mura di epoca romana, sede del gastaldo
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Rosario Pesce
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Uno dei territori più belli della Campania è, certamente, rappresentato dall’alta Irpinia, che partendo da Montella in poi occupa un’area vasta, che arriva fino a Calitri per un verso e fino a Lacedonia per l’altro.
Si sa bene come questa fetta di Irpinia ha subito il terremoto del 1980, che – ultimo di molti terremoti verificatisi in età moderna – distrusse molti centri abitati ed uccise centinaia di civili.
Da quell’evento funesto, però, l’alta Irpinia è uscita a testa alta, per cui, anche grazie ai copiosi aiuti da parte dello Stato, la ricostruzione è, ormai, da molti anni un fatto certo, che ha dato finanche lustro a quei centri, visto che i manufatti edili sono stati ricostruiti secondo l’antico modello urbanistico e, soprattutto, tenendo conto delle nuove leggi in materia di sisma.
Peraltro, negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, la ricostruzione è stata agevolata, anche, per effetto dell’insediamento di opifici industriali, per lo più immediatamente riferibili a grandi gruppi industriali del Nord, dalla Parmalat alla Fiat.
È chiaro che, oggi, la condizione economica è divenuta differente, perché, nonostante siano ancora aperte molte di queste industrie, è ineluttabile che, nel corso dei prossimi anni, la desertificazione industriale riguarderà - pure - quei territori che hanno avuto delle agevolazioni nel corso del post-terremoto.
Ed, allora, bisogna inventarsi il mestiere, se non si vuole tornare alle medesime condizioni del primo Novecento, quando moltissime persone emigravano, da quei posti, alla ricerca del pane.
E, certo, il turismo potrebbe essere il giusto volano per evitare il tracollo economico, visto che le condizioni ci sono tutte: un territorio, ancora, vergine; una natura incontaminata e molti monumenti e Chiese, che testimoniano il passato glorioso, che l’alta Irpinia ha avuto.
È chiaro che, per puntare sul turismo, è necessario creare un sistema ricettivo più idoneo alle esigenze ed, in particolar modo, è necessario fare promozione, visto che il turista va a visitare dei luoghi nuovi, se questi sono - opportunamente - sostenuti dal sistema, sempre valido a livello internazionale, della pubblicità.
Da questo punto di vista, forse, anche l’amministratore locale deve cambiare mentalità, sapendo bene che la nuova “industria” è quella turistica, a cui si ricollegano molti altri settori della produzione.
D’altronde, l’alta Irpinia lato sensu si sviluppa a cavallo di quattro province: Avellino, Potenza, Benevento e Foggia, e quindi di tre regioni: Campania, Basilicata e Puglia.
Se, per davvero, si intende uscire da una logica localistica e ragionare per sistemi omogenei, economici e territoriali, questa può essere un’utile occasione per la politica per dimostrare la sua utilità in termini di progettazione e di programmazione culturale.
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