|
|
Rosario Pesce
|
|
Il 10 giugno del 1924 moriva tragicamente Giacomo Matteotti, il deputato socialista che aveva osato denunziare i brogli elettorali fatti dal Fascismo in occasione delle precedenti elezioni politiche.
La sua uccisione, voluta personalmente da Mussolini, segnò di fatto l’inizio del regime, visto che quell’omicidio rimase impunito, segnando così la fine dello Stato di diritto.
Matteotti è rimasto, dunque, nella storia del nostro Paese come fulgido esempio, modello, eroe che perdette la vita pur di denunziare ciò che aveva inquinato, in modo pesante, la qualità della vita democratica dell’epoca.
È chiaro che l’eredità spirituale di Matteotti sia, oggi, patrimonio di tutti gli Italiani, visto che quelle idee, da lui incarnate, di libertà e di legalità sono l’elemento essenziale da cui ripartire per rifondare, in ogni momento, il contratto sociale fra tutti gli Italiani.
La nostra democrazia ha compiuto notevolissimi passi in avanti da quel lontano 1924, per cui oggi essa gode di buona salute, nonostante la crisi economica costituisca, comunque, uno spettro.
Bisognerebbe, invece, rilanciare la sfida dell’Europa unita, visto che, al momento, essa non lo è in modo compiuto.
Ed è chiaro che, di fronte ad un’Europa - come quella odierna - gracile sia in termini economici, che politico-istituzionali, non possiamo che auspicare che la lezione di Matteotti possa ampliarsi ben oltre i nostri confini nazionali.
La scommessa dell’integrazione è tutta, ancora, da vincere: non si può negare che l’arrivo, in Europa, di molte centinaia di migliaia di immigrati, per lo più, africani abbia rotto un equilibrio secolare e che un nuovo assetto sociale va costruito, assai rapidamente, per garantire una serena convivenza fra “vecchi” e “nuovi” Europei e per evitare che possano iniziare a soffiare i venti dell’intolleranza e dell’odio razziale.
La riproposizione della lezione, quindi, di Matteotti all’insegna della libertà e della legalità deve ricomprendere e tener conto delle esigenze odierne relative ad un teatro continentale molto più ampio di quello solo nazionale e dei bisogni di chi bussa, con forza, alla nostra porta per richiedere la cittadinanza ed i diritti civili conseguenti.
Sarà l’Europa in grado di rispondere ad una simile richiesta di integrazione?
Sarà capace lo spirito di Matteotti di illuminare gli statisti continentali, che si trovano a governare la più complessa congiuntura economica ed istituzionale dell’ultimo secolo?
Certo è che milioni di Europei attendono e, per loro, la memoria attiva di Matteotti, oggi, è molto più importante di ieri.
|
|