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Rosario Pesce
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La pace non può che essere il fine dell’azione della politica e degli uomini in tutti i quadranti del mondo, ma purtroppo non sempre è così, visto che, da quando è cessata la Guerra Fredda, purtroppo sono aumentati i conflitti a livello locale, che portano con sé una scia di sangue non inferiore a quella che, in passato, hanno portato altre tipologie di guerre.
Il Medioriente, in particolare, rimane sempre il punto debole dell’intero scacchiere internazionale, visto che da millenni non si riesce a pacificare un’area che costituisce, invero, una delle più ricche al mondo, visti i giacimenti di petrolio e di gas che possiede.
Ma, si sa bene che non solo l’economia, ma anche la religione è il “primum movens” di tante forme di conflittualità, visto che chi uccide lo fa, sovente, in nome di un Dio piuttosto che di un altro.
È notizia di questi giorni che le due Coree stanno intraprendendo, finalmente, un percorso di pacificazione, che non può non soddisfare un iter virtuoso in una regione, l’Estremo Oriente, che non è meno flagellata di conflitti rispetto ad altre aree del mondo.
Ma, quanto contano, oggi, gli organismi – come l’ONU – che devono controllare e verificare il rispetto del diritto internazionale?
Si sa bene che, dapprima, la Società delle Nazioni e, poi, l’Onu hanno purtroppo avuto un ruolo secondario in alcuni momenti della storia mondiale del Novecento, per cui hanno subìto l’iniziativa e l’intraprendenza degli Stati più forti sia sul piano politico, che su quello strettamente militare.
Anche in quest’ultima contingenza, la forza degli Stati Uniti la fa da padrona, visto che l’ultimo bombardamento degli Usa sulla Siria non era autorizzato da alcuna disposizione Onu, ma è ben noto che gli Usa, con taluni Presidenti in particolare, tendono a scavalcare le competenze ed i poteri delle assemblee deputate alla conservazione dell’ordine internazionale.
In tal senso, non si potrà mai costruire un vero mondo di pace, se le diplomazie saranno sempre scavalcate dagli ordini di questo o quel Presidente, che non si riesce a ricondurre nell’alveo del diritto internazionale, ma certo è che i leader religiosi possono e devono assolvere un ruolo di pacificazione e di mediazione, che non sempre hanno svolto con il giusto acume.
Riusciremo, quindi, a creare le premesse per un mondo migliore o, forse, saremo sempre vittime di coloro che, sulla guerra, ipotizzano di costruire grandi ricchezze e condizioni di potere in modo del tutto cinico ed insensibile per il più elementare sentimento di umanità?
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