|
|
Rosario Pesce
|
|
Non si può non auspicare una bella primavera 2018 per il nostro Paese e non solo in termini meteorologici.
Infatti, dopo l’inverno e dopo la Pasqua, che ne è la conclusione virtuale, inizia per noi Italiani un periodo importantissimo, alla fine del quale non si può che sperare nella nascita di un Governo che dia speranze e, soprattutto, certezze in termini politici, visto che l’Italia ha bisogno di stabilità e di punti di riferimento indiscussi per affrontare le sfide che le sono davanti.
È venuto, perciò, il momento di mettersi alle spalle le ruggini della campagna elettorale per i partiti che sono presenti in Parlamento, concorrendo tutti così al futuro istituzionale del Paese, perché solo con un grande atto di unità e di umiltà si può immaginare di uscire dalle secche della condizione odierna.
Non è più il mero momento della contrapposizione frontale fra schieramenti contraddistinti, ma crediamo che sia giunto il momento storico nel quale le ragioni del reciproco consenso devono prevalere su quelle della distinzione netta.
Bisogna, infatti, far ripartire l’economia del Paese, così come è necessario mettere in sicurezza i conti dello Stato, per cui ipotizzare di fare ciò in un clima di contrapposizione diviene, invero, molto difficile ed improbabile.
Peraltro, non solo i partiti, rappresentati in Parlamento, ma anche le forze migliori della società italiana devono – ciascuna per la propria competenza – collaborare ad abbassare il clima di scontro ed a creare condizioni virtuose di vera collaborazione ad ogni livello, da quello periferico a quello centrale.
Solo così si può uscire da una condizione diffusa di disagio, che ha trovato la sua plastica espressione nel voto del 4 marzo, con i dati elettorali che tutti noi conosciamo, che esprimono una volontà di cambiamento inequivocabile.
D’altronde, è ben noto che, in tutti i campi, gli Italiani sono soliti dare il meglio di loro stessi quando sono in difficoltà, per cui crediamo che, finanche questa volta, l’Italia saprà uscire dalla condizione precaria nella quale viene a trovarsi, rilanciando il suo primato – culturale ed economico – in tutto il Mediterraneo, che è - pur sempre - la nostra area di riferimento geo-politico.
|
|