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Rosario Pesce
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Leggere un buon libro è un enorme piacere, ma la nostra società tende a dedicarsi a tale gioia dell’animo con sempre minore frequenza.
È evidente che l‘esplosione della tecnologia ha modificato le abitudini di vita degli uomini, per cui la lettura, se avviene, si consuma su supporti immateriali, su file in pdf e su quanto la telematica può mettere a disposizione degli uomini.
Nonostante i percorsi che si compiono all’interno delle scuole, è ormai sempre più dilagante il fenomeno della desuetudine alla lettura, per cui i giovani, molto spesso, non leggono neanche i quotidiani sportivi.
Cosa fare, allora, per tenerli lontani dai giochi e dalle attività informatiche, per restituire loro il piacere di una buona e sana lettura?
È un dato acquisito quello che prevede una percentuale molto bassa di individui che siano lettori, almeno, di un libro nel corso di un mese.
Una società, fatta da persone che non leggono, non può che essere povera di idee e contenuti, per cui è ineluttabile che si riproduca il fenomeno dell’analfabetismo di ritorno, che ormai riguarda una platea sempre più ampia ed articolata di persone che, in età non più adolescenziale, hanno perso le competenze di scrittura e lettura che avevano acquisito in modo molto debole nel corso della loro frequenza delle aule scolastiche.
Si può ipotizzare, allora, un grandissimo impegno per rilanciare la lettura?
Certo, la tecnologia non favorisce, dal momento che prima la televisione, poi il pc, infine lo smartphone tengono lontani gli uomini dal mondo della carta.
Neanche la lettura del giornale arricchisce le nostre giornate, visto che le notizie, snocciolate dalle pay tv in ogni momento utile, rendono pleonastico finanche un simile esercizio, necessario e prezioso per la mente.
Ed, allora, siamo condannati ad essere una società di analfabeti?
Forse, sì: invero, dovrebbero molte persone tornare fra i banchi del Maestro Manzi, ma anche quella televisione - purtroppo - non c’è più.
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