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Rosario Pesce
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La notizia del giorno è una non-notizia.
Grazie al dibattito politico, abbiamo scoperto che molte delle notizie, che girano in Rete, sono false.
Era evidente che questo fosse lo stato dell’arte; d’altronde, tutti noi sappiamo che il materiale, che gira on-line, non è controllato, né è controllabile, per cui, in una simile condizione, è ineluttabile che la Rete diviene il luogo virtuale dove le bugie sono molto più numerose delle verità.
Niente male: ciascuno di noi è dotato di un’intelligenza critica, per cui può essere capace di discernere il vero dal falso, tenendo conto che molte delle cose, che vengono pubblicate, sono verosimili e, pertanto, possono tradursi in verità, come in una falsità ben costruita.
Naturalmente, in politica il regno delle fake è strumentale agli interessi di questa o di quella parte.
Non dimentichiamoci che intere campagne elettorali sono state costruite, non solo nel nostro Paese, su dei dati manifestamente falsi, che hanno consentito di vincere le elezioni a chi era più capace di altri nel maneggiare con cura un materiale altamente esplosivo.
L’ultimo esempio è stato rappresentato dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, dove uno dei due candidati – a quanto pare – è stato in grado di controllare, in modo pervicace, i responsabili della comunicazione della controparte, costruendo così una parte rilevante del proprio successo.
Si sa che, ormai, la pubblica opinione forma i propri convincimenti, soprattutto, grazie al materiale telematico, per cui è chiaro che il controllo della Rete diviene un argomento di fondamentale importanza, visto che chi gestisce il sistema delle informazioni, condiziona in modo pregnante gli orientamenti di chi, poi, deve andare a votare.
Qualcuno, forse, potrà dire che la democrazia mondiale è sotto assedio delle notizie false e di quanti sanno renderle verosimili?
Non crediamo, invero, che il mondo – quello reale, non quello virtuale – sia così meschino, da essere assai facilmente orientato a sposare una bugia, costruita come verità inoppugnabile.
Anzi, crediamo che ciascuno di noi, nel suo piccolo, contribuisce a costruire un mondo di leggere ed amene falsità, che è quello costituito dalle nostre rispettabilissime opinioni, che possono farci sembrare vero ciò che, invece, è manifestamente infondato.
In tal senso, per essere attenti alla verità, basta capire la differenza sottile fra opinione e vero, ma questa ce l’hanno spiegato secoli di filosofia occidentale, visto che la nostra teoresi è, interamente, costruita sul paradigma del vero e dell’opinabile, per cui si intuisce che, sin dai Greci, l’uomo ha avvertito l’ansia di differenziare ciò che è da ciò che non è.
Certo, quando poi il falso viene costruito non in buona fede, ma in osservanza di un piano premeditato di falsificazione del reale, le competenze passano agli organi che hanno il compito di accertarne le dinamiche e di punire i colpevoli, se questi sono reperibili.
Pertanto, vero o falso, il mondo – anche quello virtuale – è sempre bello, perché permette a noi di specchiarci dentro, per cui ogni bugia in più (o ogni verità in più) niente altro è che la proiezione del nostro ego e dei nostri – più o meno – legittimi interessi.
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