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Rosario Pesce
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Lo Ius soli è uno dei diritti sacrosanti della persona, che il Parlamento italiano farebbe bene a riconoscere in tempi brevi con un nuovo dispositivo di legge.
Infatti, chi nasce e cresce sul suolo di uno Stato non può che essere suo cittadino a tutti gli effetti, a prescindere dalla nazionalità dei propri genitori.
Questo concetto molto semplice, purtroppo, trova molte opposizioni, in particolare in quegli ambienti politici, che sono soliti fare della demagogia e del populismo le loro uniche armi di propaganda.
Ma, è evidente che la legislazione italiana debba, quanto prima, non solo adeguarsi a principi di civiltà, ma soprattutto è giusto che si allinei a quella europea, che fa dell’obbligo di accoglienza uno dei capisaldi sia in termini politici, che morali.
Peraltro, è ovvio che lo Ius soli sia il punto di partenza di un nuovo modo di considerare il fenomeno migratorio nella sua complessità, dal momento che disciplinare il diritto di nascita è la precondizione per creare una società più uguale e giusta.
Gli Stati Uniti d’America hanno costruito le loro fortune su questo diritto, visto che tutti i migranti, che arrivavano in quelle terre, incontravano inizialmente delle difficoltà di integrazione, ma ai loro figli era data poi la possibilità di integrarsi - a pieno - nella locale società, avviandosi da un comune punto di partenza rispetto a chi era già nativo degli States.
È chiaro che, nel nostro caso, essendo il fenomeno migratorio molto più recente, dobbiamo abituarci ad un nuovo modo di essere, ma è altrettanto pleonastico sottolineare che, lontani da una logica dell’accoglienza autentica, sarà molto difficile per gli Italiani, vecchi e nuovi, poter costruire un consesso sociale ordinato e funzionante.
La Chiesa è in prima linea su questi argomenti, ma è ovvio che, anche, il mondo dell’associazionismo laico può e deve far sentire la sua voce autorevole, per superare la condizione di difficoltà, che si è creata nel dibattito parlamentare.
È, inoltre, evidente che il perpetrarsi di una simile situazione di stallo non può che indebolire l’immagine internazionale della nostra classe politica, che rimane ferma a causa dei diktat della Lega o dei Grillini o della Destra ex-berlusconiana ed ex-fascista.
È, allora, giusto che la Sinistra italiana faccia avvertire il peso della sua autorevolezza su di un tema, che può e deve essere caro a chi proviene da una matrice culturale laica, libertaria, progressista e democratica, aiutando a vincere dei pregiudizi, che sono oltremodo sbagliati e desueti.
La civiltà è una conquista lenta e progressiva e l’approvazione dello Ius soli rappresenta la linea di demarcazione fra chi tiene alla crescita del nostro Paese e chi, invece, vuole speculare per fini elettoralistici sulle paure ancestrali degli Italiani.
Chi prevarrà?
I primi o i secondi?
Vincerà l’ansia per un futuro migliore oppure la fobia oscurantista di chi difende, ad oltranza, un’identità, solo, meramente supposta?
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