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giovedì, 19 gennaio 2017 21:24 |
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Francesca Bianchi
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FtNews
ha intervistato Alberto Pattini, farmacista, poeta e studioso di storia del territorio e dell’arte. Nativo di Trento, nel 2014 ha pubblicato le sue poesie nei volumi Il Trentino dei sentimenti e Il cuore delle Alpi. Sulle ali del Trentino. Recentemente ha dato alle stampe Poesia del Trentino. La melodia della Grande Madre(acquistabile online sui siti di Ibs e Feltrinelli), una silloge di 105 liriche intrise di un amore totale e sincero per la natura pura ed incontaminata del Trentino, che l'autore immagina come una "Grande Madre" che accoglie i suoi figli e dona loro pace e ristoro. Tra vette imponenti, luoghi selvaggi e pascoli fioriti l'uomo è libero di abbandonarsi alla contemplazione estatica della bellezza eterna del Creato, al cospetto del quale può ritrovare la sua anima e comprendere la fragilità di ogni esistenza umana.
Dalle parole di questo straordinario poeta dell'età contemporanea si comprende l'importanza di risvegliare il fanciullino di pascoliana memoria che giace sepolto nel profondo della nostra anima, per riscoprire i valori autentici della vita e lasciarsi permeare dalle emozioni che questa ci offre, dando un senso al nostro breve passaggio su questa Terra.
Lei è laureato in Farmacia, è ricercatore e divulgatore di biochimica ed alimentazione dello sport, nel corso della Sua lunga carriera, ha pubblicato su numerose riviste internazionali, come e quando ha deciso di dedicarsi alla scrittura di poesie?
Ho deciso di dedicarmi alla poesia alla fine del 2013, quando ero in sofferenza fisica e mi sono isolato nell'ambiente naturale, cercando in esso la forza per vivere serenamente.
Cosa significa per Lei scrivere?
La scrittura per me è catartica, mi libera dall'ansia e dalla frenesia che caratterizzano la vita moderna. Scrivo soprattutto per me stesso.
Nel 2014 ha pubblicato le Sue liriche nei volumi Il Trentino dei sentimenti e Il cuore delle Alpi. Sulle ali del Trentino. Qual è la peculiarità di Poesia del Trentino. La melodia della Grande Madre rispetto agli altri due libri? Di contro, ci sono punti di contatto tra questa pubblicazione e i lavori precedenti?
Tra i tre libri esiste uno stretto filo conduttore. Ho scritto, pervaso dallo stupore che caratterizza l'atteggiamento del fanciullo di fronte ad una meraviglia: non canto la mia terra, la vivo, sentendola parte integrante del mio essere. In Poesia del Trentino. La melodia della Grande Madre c'è stata un'evoluzione, frutto di un percorso approfondito per trovare dentro di me le certezze del Creato e per darmi l'agognata felicità. Questa volta, oltre al tema dell'ambiente e del connubio uomo-natura, ho affrontato anche il tema dell'amore e della figura della donna come tramite per giungere oltre l'orizzonte dell'infinito. Parlo, inoltre, della malinconia e della meraviglia del fanciullino di pascoliana memoria.<
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Perché ha sottotitolato il Suo lavoro "La melodia della Grande Madre"? La Montagna è una madre per il poeta e per coloro che sanno amarla e rispettarla?
La questione della Grande Madre è oggetto di dibattito da tempi remoti. Ho sottotitolato il mio lavoro "La melodia della Grande Madre" perché ho voluto attribuire ad esso un significato profondo ed affascinante. Amo devotamente la mia terra, il Trentino, e le sue imponenti vette. Vivo per la montagna, mi sento un tutt'uno con essa. Per me la montagna è come una madre che accoglie i suoi figli a braccia aperte e li protegge con amore smisurato.
Come è strutturato il libro?
Il libro è una silloge di 105 mie liriche, accompagnate da altrettante fotografie a colori sull'ambiente del Trentino. Le foto non sono soltanto mie; hanno collaborato altri 14 autori: Mario Benigni, Roberta Billato, Silvano De Marco, Vittorio Delli Ponti, Stefano Gaiga, Stefania Giatti, Mauro Mariotti, Marica Moltrer, Alberto Pattini, Michele Pilati, Luca Puecher, Alessandro Toller, Susi Vettovalli, Guido Zamboni e Caterina Zini. Voglio precisare che le immagini rappresentano la sintesi delle mie poesie: prima ho composto le liriche, in un secondo momento mi sono messo alla ricerca dell'immagine che potesse sintetizzare perfettamente ogni poesia.
Ugo Rossi, Presidente della Provincia autonoma di Trento, e Lorenzo Ossanna,Vice Presidende del Consiglio regionale, hanno curato le prefazioni. La giornalista Franca Molinaro di Benevento, la professoressa Fulvia Carbonera di Novara e il professor Gero La Vecchia di Agrigento si sono occupati della stesura di alcuni saggi letterari presenti nel volume.
Dove trova l'ispirazione per le Sue poesie?
La trovo essenzialmente nella natura: un’immersione tra vette aguzze e paesaggi selvaggi, ascoltando il fragore delle fragili cattedrali di cristallo e ammirando cieli blu cobalto tra foreste vergini, acque incredibilmente cristalline di laghi incantevoli, pascoli fioriti e fragorose cascate. Un’esperienza sensoriale attraverso uno dei paesaggi più selvaggi del pianeta, dove una natura rigogliosa risveglia l'anima di chi la contempla in silenzio e con rispetto.
Cosa prova quando si trova in contemplazione di Madre Natura e delle sue bellezze?
La vita è un meraviglioso cristallo di ghiaccio, dona sentimenti non quantificabili di intensa emozione, evapora ai fievoli raggi del tramonto.
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Lago di Caldonazzo nella nebbia (Trentino)
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Più volte ha dichiarato di contemplare la Natura con la meraviglia del "fanciullino" di pascoliana memoria. Quanto è importante risvegliare il bambino che giace sepolto nel profondo della nostra anima, per guardare con disincanto alla bellezza che ci circonda e lasciarsi permeare dalle emozioni che la vita ci offre?
Il poeta è colui che riesce a vedere le cose con la stessa ingenuità di un bambino. Un poeta non inventa la poesia, ma la scopre attraverso la sua capacità di cogliere le piccole cose con l’intuizione e non con la ragione, appropriandosi, in questo modo, della concezione del mondo che si ha durante l’infanzia. Dobbiamo cercare rifugio nell’innocenza e nell'ingenuità dell'infanzia, perché quella è l’unica fase della vita in cui raggiungiamo con disincanto la felicità.
Come definirebbe la Sua poesia?
Naturale e semplice nell'abbraccio con la Grande Madre che ci ha generato.
C'è un poeta del passato a cui si ispira?
Non penso di seguire un autore in particolare o una scuola poetica specifica. Vivo le mie emozioni e le mie meraviglie in un'estasi totale.
Quali sono i complimenti più emozionanti ch ha ricevuto e continua a ricevere dai Suoi lettori?
Sicuramente mi ha emozionato davvero tanto il commento critico della prof.ssa Fulvia Carbonera, docente di letteratura a Novara, che vi riporto con piacere:
“I versi di Alberto Pattini si caratterizzano per una particolare armonia tra dimensione ritmica e impressione estetica. Il tema della Natura è declinato dal poeta in una molteplicità di significati, che coinvolgono la ricerca introspettiva dell'uomo in cammino verso la profondità dell'anima; la contrapposizione fra il paesaggio primigenio, autentico e genuino e quello antropizzato, piegato con violenza alle esigenze di un mondo troppo veloce e artificioso; la malinconia per l'amore vissuto talora come perdita, talora come assenza e memoria, resuscitata e amplificata dal contatto con la montagna; lo stupore, infine, quasi fanciullesco, per la grandezza di un creato di fronte al quale l'uomo non può che restare in silenziosa contemplazione. Da questa percezione del rapporto tra uomo e natura nasce un canto affascinante nella melodia generata dai versi, nella rappresentazione simbolica delle manifestazioni di una natura-madre che è casa, rifugio e speranza del domani. Un canto che nasce spontaneamente dall'ispirazione dell'autore e non da tecnica versificatoria consapevole e ricercata. Proprio la spontaneità, la mancanza di "maniera", il legame profondo con un territorio amato visceralmente, rendono le liriche di Pattini molto interessanti nel panorama lirico contemporaneo”.
Quale messaggio si augura possa arrivare a coloro che avranno il piacere di leggere le Sue poesie?
Spero che attraverso le mie poesie si possa riflettere sul fatto che riscoprire le piccole cose, come tenersi per mano, guardare un tramonto, emozionarsi al cospetto delle meraviglie che la Natura ci dona, ascoltare assorti il dolce canto degli uccelli, ci aiuta a vivere meglio, rendendoci consapevoli che il progresso fine a se stesso non porta a nulla. Per vivere un'esistenza più umana dobbiamo riscoprire il valore della lentezza, cercando di abbandonare i ritmi frenetici che caratterizzano il mondo di oggi.
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