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Francesca Bianchi
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Il suggestivo scenario di Casa Mamre, un antico convento del Seicento affacciato sul lago di Nemi, presso le Suore dell’Assunzione di Genzano, sabato 25 luglio ospiterà QUESTO MARE È PIENO DI VOCI. Musiche e parole del Mediterraneo e oltre, l’evento di musica e prosa tutto incentrato su suoni e parole del Mediterraneo e interpretato da Isabella Mangani e Stefano Donegà.
Isabella Mangani ha costruito un itinerario per mare, navigando su una barca fatta di canzoni, prosa e poesia, ma col pensiero radicato a terra. In fondo quel che cerca ogni barca è un porto sicuro, due braccia aperte, una baia calma in cui gettare l’ancora. Con i canti, i suoni e i personaggi che evocano attraverso le loro parole, Isabella Mangani e Stefano Donegà vogliono essere il vento buono che gonfia le vele, ma anche la brezza che riempie i polmoni di chi resta sul molo ad aspettare chi è partito o ad accogliere lo sconosciuto. Il vento dei buoni presagi. Come recita un bel proverbio occitano, il vento fa il suo giro, ovvero tutto prima o poi ritorna.
Lo spettacolo deve il suo nome all'incipit di Un poeta di lingua morta, settimo capitolo della raccolta pascoliana Pensieri e discorsi, 1914, che recita: Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni. Qui Giovanni Pascoli celebra Reggio e il suo mare con parole di insuperabile bellezza. Uno scenario incantevole che, nel momento in cui viene descritto da Pascoli, è pervaso dalla potenza della morte, non quella, per dir così, che coglie dalle piante umane ora il fiore ora il frutto, lasciando i rami liberi di fiorire ancora e di fruttare; ma quella che secca le piante stesse; non quella che pota, ma quella che sradica; non quella che lascia dietro sé lacrime, ma quella cui segue l’oblio. Pascoli si riferisce al terremoto che nel 1908 distrusse Messina e Reggio, portando con sé rovina e stritolio, cancellando tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza. Un'impronta di tale magnificenza, però, è rimasta; la storia, infatti, può essere distrutta, ma la poesia è eterna: Ma ne è rimasta come l’orma nel cielo, come l’eco nel mare. Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia.
Lo spettacolo che andrà in scena a Genzano vuole essere un invito a lasciarsi trasportare da sonorità partenopee, a lasciarsi sollevare dolcemente verso canti portoghesi, giudaico-spagnoli, italiani, arabi e via, con tutta la potenza dei venti oceanici, più in là, verso il Sud America, per essere poi nuovamente sospinti da un vento levantino verso luoghi vicini alle nostre terre. Un'esortazione a respirare a pieni polmoni le emozioni che una chitarra o un bouzouki riescono a suscitare, ad immaginare i popoli, la loro storia, le loro tradizioni, evocati da testi in tante lingue di cui non è importante capire il significato, perché il senso è l'essenza che ogni cuore saprà accogliere e custodire. Sono piccoli estratti letterari di autori vari, tra cui Luciano De Crescenzo, l’uruguaiano Eduardo Galeano e l’algerina Malika Mokeddem, che rimandano all’accoglienza intesa come accettazione di sé, dell’altro, del diverso, dello straniero.
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