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sabato, 17 marzo 2018 16:44 |
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Simena, Turchia. L'antica civiltà emerge dalle acque. Foto di Giuditta Pellegrini e illustrazioni di Miryam Molinari.
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Francesca Bianchi
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FtNews
ha intervistato Giuditta Pellegrini, videomaker, fotografa e giornalista, ideatrice del progetto Sulle tracce della Dea: Viaggio nel Grembo della Storia, un viaggio attraverso alcuni Paesi del Mediterraneo, nato dalla conoscenza delle rivoluzionarie ricerche della studiosa Marija Gimbutas. Da questo progetto nascerà a breve un libro fotografico, i cui testi e le immagini sono della Pellegrini, mentre le illustrazioni sono curate dall'illustratrice Marina Girardi e dall'artista Miryam Molinari.
Nel corso della nostra bella conversazione, la fotografa ci ha riferito qualche dettaglio in merito alle sue esperienze di viaggio in Turchia, in Tunisia e a Malta, nei luoghi dove ancora oggi risuona potente l'eco della Madre: da Çatalhöyük, in Anatolia centrale, dove sono stati rinvenuti fra i più importanti reperti legati al culto della Grande Dea, a Simena, città matrifocale licia della Turchia; da Sejnane, piccolo villaggio berbero della Tunisia, dove le donne lavorano la terracotta con decorazioni che ricordano la simbologia della Dea, a Malta e Gozo, dove i templi hanno la forma di corpi femminili.
La fotografa, che è anche insegnante di Kundalini Yoga e che attualmente collabora con le riviste "Terra Nuova" e "Yoga Journal", si è soffermata sull'importanza, per noi donne, di ricercare la nostra innata capacità di connessione con l'energia universale e di rimetterci al centro della vita per essere le iniziatrici di una civiltà più umana, dove non sia contemplata la prevaricazione di un sesso sull'altro; quella stessa civiltà che hanno conosciuto le nostre antenate e i nostri antenati vissuti 25000 anni fa, caratterizzata dall'assenza di guerre e da una grande fioritura culturale, di cui conosciamo l'esistenza grazie alle instancabili ricerche di Marija Gimbutas.
Giuditta, cos'è esattamente il progetto Sulle Tracce della Dea: Viaggio nel Grembo della Storia? Quali finalità si propone e, soprattutto, come e quando è maturata l'idea di scrivere un libro su questo progetto?
Sulle tracce della Dea è un diario di viaggio nei luoghi della civiltà della Dea che ho visitato in Turchia, Malta e Tunisia. Con testo e foto da me curati e le illustrazioni di Marina Girardi e Miryam Molinari, che con essi intessono un costante dialogo, il libro ci porta attraverso il Mediterraneo, alla ricerca delle nostre radici più profonde che ancora oggi continuano ad influenzare il presente. Da Çatalhöyük, in Anatolia centrale, una delle prime metropoli della storia dell'umanità risalente a circa 6.000 anni a.C. e sito di importanti ritrovamenti archeologici legati al culto della Dea; a Malta, con i suoi templi a forma di corpo di donna che celebravano solstizi ed equinozi; poi Simena, di nuovo in Turchia, affascinante città Licia i cui resti affiorano dal mare in cui sprofondò a causa di un terremoto, e infine Sejnane, in Tunisia, villaggio berbero dove i simboli della Dea sono ancora visibili nei tatuaggi e nelle terrecotte lavorate dalle donne. É un progetto a cui tengo molto, nato dalla conoscenza di Marija Gimbutas, che con i suoi studi ha aperto una prospettiva rivoluzionaria in cui inquadrare la storia dell'umanità, una prospettiva che può essere ispiratrice anche per il presente.
Cos'era, secondo Lei, il culto della Dea?
Marija Gimbutas ha mostrato attraverso le sue ricerche di archeologa e studiosa che le civiltà dell'Antica Europa avevano sviluppato una cultura raffinata, dove la guerra non era contemplata, che poté per questo perdurare per circa 20.000 anni. Le sue popolazioni vivevano secondo uno stretto legame con i cicli della natura e della madre terra, rappresentati dal copro femminile e incarnati nella Dea. La Dea è la divinità estesa in tutto il creato, il ventre cosmico di cui anche noi siamo parte nell'eterno ciclo di nascita, vita, morte e rinascita. La rigenerazione, concetto fondamentale nella spiritualità dei nostri antenati, è a mio avviso l'essenza di quella connessione con la natura che oggi è stata recisa, portandoci ad un modo di vivere privo di equilibrio.
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Sejnane, Tunisia. L'artista della terracotta Sabiha Ayari crea una testa di toro. Foto di Giuditta Pellegrini e illustrazioni di Miryam Molinari.
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Cosa L'ha spinta a dedicarsi alla ricerca attiva dei simboli della spiritualità femminile e a narrare in un libro l'esperienza dei Suoi numerosi viaggi archeologici nei luoghi di culto che ancora oggi ci parlano della simbologia della Dea?
Come ha scritto Marija Gimbutas, la cultura della Dea è talmente radicata in noi, da aver lasciato un'impronta indelebile nella psiche occidentale. Quando ne sentiamo parlare, subito ci risuona dal profondo. Non appartiene solo al passato, ma ha ancora qualcosa di importante da dirci. Il fatto che le donne delle antiche civiltà fossero riconosciute come guide spirituali, in virtù della loro naturale connessione con il ciclo della vita e della creazione, è molto importante, perché ci fa comprendere che la visione del femminile che abbiamo oggi, fortemente riduttiva, non è esistita da sempre, e che il recupero di questa autorità è fondamentale per il bene di tutta la comunità.
Può raccontarci qualcosa di queste esperienze di viaggio? C'è un luogo che Le è rimasto nel cuore più degli altri o a cui si sente particolarmente legata?
Tutti i luoghi che ho visitato per fare questo libro sono davvero speciali. Chiunque può ancora avvertire al loro cospetto una forte energia. Questo è palese a Çatalhöyük, un centro simbolo di quel periodo, con le sue teste di toro, che rappresentano l'utero femminile, incastonate nelle pareti delle case, a testimonianza di quanto l'aspetto energetico fosse parte attiva della vita quotidiana. Così come anche a Malta, nei cui templi megalitici è ancora possibile vedere altari e simboli di rigenerazione scolpiti nelle rocce. Simena è un luogo davvero unico, dove fra le acque cristalline emergono le rovine della città sommersa, che però è messo in pericolo oggi dal turismo di massa. Mentre Sejnane per me ha un valore particolare, sia per il rapporto che si è creato con le donne ritratte nella foto (vd. seconda foto) che per l'importanza che ha questo piccolo villaggio berbero. Qua la simbologia legata alla Dea è ancora tangibile, è giunta intatta sino a noi.
L'archeologa Marija Gimbutas, che dedicò la sua vita a studiare le antiche popolazioni dell'area europea, scoprì nei reperti le tracce di una civiltà estremamente raffinata nata 25.000 anni fa, giungendo alla conclusione che i nostri antenati avevano costruito una civiltà armoniosa e sostenibile, basata sul culto della Dea Madre, che durò per circa 20.000 anni. Io non ricordo di aver mai sentito pronunciare il nome di Marija Gimbutas dai numerosi docenti che ho avuto nel corso della mia carriera scolastica ed universitaria. Perché, secondo Lei, c'è tanto oscurantismo da parte della cultura ufficiale nei confronti di questa straordinaria studiosa e del suo metodo di ricerca?
Io credo che per molto tempo si sia cercato, forse anche in maniera inconscia, di oscurare le ricerche di Marija Gimbutas proprio per il loro carico rivoluzionario. Avere le prove, attraverso i reperti, che un altro mondo, improntato sulla pace e l'uguaglianza, senza prevaricazione di un genere sull'altro, sia effettivamente esistito ci mette di fronte all'evidenza che quella che viviamo non è la migliore delle società possibili... Scardina tutti i nostri preconcetti e ci pone di fronte ad una prospettiva totalmente nuova della storia dell'umanità. Fortunatamente credo che oggi le teorie di Marija Gimbutas stiano ricevendo il meritato interesse. Abbiamo bisogno di riscoprire le nostre origini condivise, per comprendere che non siamo sempre stati in guerra fra di noi, ma che un tempo eravamo comunità. Gimbutas ci racconta con i sui studi il passaggio cruciale da un sé collettivo, abituato a pensare e ad agire per la comunità, ad un sé sempre più individualizzato, sino all'individualismo estremo e sfrenato dei nostri giorni.
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Isola di Gozo, Malta. Il tempio di Ggantija. Foto Di Giuditta Pellegrini e illustrazioni di Marina Girardi
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Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un lento e progressivo risveglio del femminino sacro, per troppo tempo messo a tacere. A cosa pensa sia dovuto questo risveglio?
Le donne hanno una naturale propensione a connettersi con le energie sottili dell'universo, proprio perché attraverso il loro corpo esse seguono il ciclo lunare e posseggono il potenziale per dare la vita. Questo elemento, un tempo alla base della spiritualità sui cui si fondavano le antiche civiltà, è stato via via disconosciuto nell'arco della storia, per servire l'ideologia di potere e prevaricazione introdotta dalla società di stampo patriarcale. La visione olistica ancestrale è stata soppiantata da quella non più armonica che ancora oggi caratterizza la nostra società e che si esplica attraverso la voracità del capitalismo. La volontà di opporsi a questo modello sta portando noi donne a ricercare la nostra innata e antica capacità di connessione. Abbiamo bisogno di riscoprire la nostra potenza e di rimetterci al centro della vita per essere le iniziatrici di un nuovo modello di civiltà.
Da poco più di un mese avete attivato una campagna di "crowdfunding" per sostenere le alte spese di pubblicazione del libro nella collana Le Civette della casa editrice Venexia. Come si può preacquistare il libro o fare una donazione per sostenere questo meraviglioso lavoro ed essere parte attiva del progetto?
Il libro può essere supportato con una piccola donazione o preacquistando una o più copie a questo link: https://www.produzionidalbasso.com/project/sulle-tracce-della-dea-viaggio-nel-grembo-della-storia/
In questo periodo sta facendo varie presentazioni del progetto in giro per l'Italia. Quali sono le prossime tappe?
La prossima presentazione si terrà sabato 17 marzo, alle ore 21, presso Casa Muladhara, un bellissimo centro sui Colli Euganei, gestito da Giovanna Vendramin Harchand Kaur. Alla presentazione del libro, supportata dalle immagini, abbineremo, domenica 18 marzo, dalle 15 alle 18, il workshop di yoga kundalini sull'energia femminile In Grembo, dato che sono anche un'insegnante di questa meravigliosa disciplina.
Mercoledì 21 marzo, invece, faremo tappa a Bologna, al bar "Senzanome". La presentazione, che inizierà alle ore 19, sarà seguita da un laboratorio giocoso sull'archetipo.
A questo link è possibile trovare tutte le info:
http://casamuladhara.weebly.com/
Quale messaggio si augura di poter diffondere con questo prezioso lavoro di ricerca sulle radici più profonde della storia umana?
Mi auguro con tutto il cuore che le nostre antenate e i nostri antenati possano ricordarci l'antico immaginario condiviso, così che la connessione con il ciclo della vita torni ad essere il perno di un'epoca di pace e prosperità.
Il sito web di Giuditta Pellegrini:
www.giudittapellegrini.it
Il blog:
http://sulletraccedelladea.blogspot.it/
Per saperne di più su Marija Gimbutas e non solo si rimanda al sito:
https://www.autricidicivilta.it/
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