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mercoledì, 01 giugno 2022 07:31 |
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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La Sala delle Armi di Palazzo Sforza Cesarini, a Genzano di Roma, domenica 5 giugno ospiterà la presentazione della raccolta poetica Abitata dalla Fantasia, pubblicata dalla scrittrice Francesca Saitta per la casa editrice L'Erudita. FtNews ha avuto il piacere di intervistare l'autrice che, presentando ai nostri lettori la sua prima raccolta poetica, ha parlato dell'importanza che la fantasia e la poesia hanno sempre avuto nella sua vita. Nel corso della nostra bella conversazione, Francesca Saitta si è raccontata a cuore aperto. Ha ricordato il forte legame con suo padre, venuto a mancare qualche anno fa, un punto di riferimento imprescindibile nella sua vita. Con orgoglio e nostalgia ha ricordato le sue origini siciliane, incise nella sua anima e nel suo temperamento, e gli anni spensierati dell'infanzia trascorsa a Palermo. Ha parlato anche dell'Erboristeria Immagine Bio, aperta due anni fa a Genzano, il paese dei Castelli Romani dove vive da alcuni anni. Alla celebre Infiorata genzanese, manifestazione che si tiene ogni anno nel mese di giugno, in occasione del Corpus Domini, la scrittrice ha dedicato l'Infuso dei Fiori, che rievoca a livello sensoriale la magnifica Infiorata, un tripudio di fiori e colori dentro una tazza.
Francesca, qualche settimana fa è uscita Abitata dalla fantasia (L'Erudita editrice), la sua prima silloge poetica. Cosa l'ha spinta a pubblicare questa raccolta?
Ho sempre scritto e ho sempre lasciato i miei moleskine chiusi all'interno di alcune scatole, quelle che teniamo negli armadi con tutti i ricordi dentro. Poi qualche mese fa ho deciso di aprire quelle scatole e dare a quelle parole una sostanza.
Cos'è, secondo lei, la fantasia? Che importanza ha nella sua vita e quale importanza dovrebbe ricoprire nella vita di ognuno di noi?
"La fantasia è un posto dove succedono cose": questa è una mia citazione. È un mondo parallelo dove ti puoi rifugiare. Essere razionali, avere i piedi per terra, è importante quanto avere sogni, fantasia e ali per volare. Nella mia vita la fantasia c’è sempre, spesso mi ha aiutata anche a superare dei grandi dolori. Dobbiamo coltivare la fantasia anche per lavorare sulle nostre emozioni, come rimedio alle paure. Avere consapevolezza di se stessi non è semplice, capirsi, conoscersi a fondo, farsi domande, darsi risposte e viaggiare altrove può essere una salvezza.
In copertina c'è l'immagine di una finestra, una apparentemente semplice finestra, che per lei, però, deve avere un significato particolare. Dove è stata scattata quella foto?
La finestra nella copertina è una foto scattata durante un viaggio; se ricordo bene, mi trovavo in un ristorante di un paesino in Abruzzo, ma in generale la finestra per me ha un significato importante: da una finestra possiamo vedere quello che realmente c’è, ma oltre c’è sempre un altro spazio; noi stessi siamo finestre aperte al mondo, dentro ognuno di noi ci sono tante finestre.
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Cosa rappresenta per lei la poesia?
La poesia è salvezza, è un sentimento, un impulso dell’anima che anche in poche parole può racchiudere il tutto.
Come nascono le sue poesie? Dove trova l'ispirazione?
L’ispirazione è un'inquietudine nel mio caso, uno stato d’animo, un preciso momento in cui devo assolutamente esprimere un'emozione.
Quanto è importante, oggi, tornare a coltivare la bellezza della poesia?
È molto importante avere occhi che non si fermano alle apparenze, che vanno oltre; serve una certa sensibilità per amare, guardare e capire la poesia.
Alcune poesie sono affiancate dalla traduzione in siciliano. Lei è nata a Palermo, nel 2010 si è trasferita a Roma e oggi vive a Genzano, alle porte della Capitale. Cosa le manca della Sicilia?
Il dialetto siciliano, così come tutti i dialetti regionali, ha un certo fascino, un "pathos" che accompagna alle parole una passione. Se si parla d’amore nel dialetto siciliano, per esempio, traduciamo 'respiro mio' con “ciatu miu": nella parola “ciatu” c’è tutto l’amore che si può esprimere, tutta la passione. Della Sicilia mi manca tutto: i colori delle montagne che si avvicinano ad un paese arabo-normanno, il modo di essere, noi siciliani dobbiamo toccarci, baciarci, sentirci;
mi manca l’odore di salmastro che è il profumo della mia terra, il profumo della terra calda bruciata dal sole, anche la pelle in Sicilia profuma di sole e sale. La Sicilia Bedda.
A suo padre, scomparso alcuni anni fa, dedica parole intime, sentite nel profondo, pregne di tenerezza e gratitudine. Che ricordo conserva di lui e della sua infanzia trascorsa in Sicilia? Quanto deve ai suoi genitori?
La memoria stessa è una poesia che teniamo dentro di noi e quando ricordiamo facciamo un viaggio nella memoria, anche nelle parole che ci sono state dette e che abbiamo dedicato. Tutto questo bisogna custodirlo. Mio padre è stato un punto di riferimento nella mia vita e lo è tuttora: sono la persona che sono anche grazie a lui. Mi ha insegnato ad amare, mi ha dato certezze e reso una persona umile. Della mia infanzia conservo tutto, lui era la casa.
Lei dice di essere una, nessuna e centomila... Pirandello è una presenza costante nella sua raccolta, come si intuisce già dalla citazione messa in esergo, tratta proprio da Uno, nessuno e centomila...
Quando mio padre è venuto a mancare, per la prima volta mi sono posta delle domande. Cosa sognava? A cosa aspirava? Cosa gli piaceva veramente? Per quanto io lo conoscessi, per la prima volta ho realizzato che un padre o una madre, così come li vediamo noi “figli”, non sono soltanto genitori. Allora ho pensato che lui era uno, nessuno e centomila, una parte che io non ho conosciuto, e altre parti che sarebbero state sue, intime. Da quel giorno mi sono identificata in questo pensiero e oggi dico ai miei figli di non vedermi solo come una mamma: anch'io ho sogni, desideri e aspirazioni da realizzare, anche se sono grande e sono una mamma.
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Ha scritto racconti per tre antologie pubblicate dalla casa editrice L'Erudita: Una storia per ogni giorno, a cura di Vincenza Alfano (2020), Il libro dei libri in cento parole, sempre a cura di Vincenza Alfano (2019), Una famiglia guasta, a cura di Nadia Terranova (2020). Quando è nata la sua passione per la scrittura? Cosa rappresenta per lei la scrittura?
Scrivo da sempre. Ho una macchina da scrivere che mio padre mi regalò quando avevo circa 14 anni; assecondava sempre i miei desideri perché sapeva che avrebbero portato dei frutti. Ho sempre amato anche la lettura, ho frequentato corsi di scrittura creativa a Palermo, a Roma; ho organizzato presentazioni di autori in alcune librerie, ho ideato e realizzato alcuni eventi dedicati alla lettura anche nei saloni dei parrucchieri. “Un libro per capello”: praticamente salotti letterari, mentre le persone facevano la piega o la tinta; anziché parlare e leggere giornali di gossip, si parlava di libri. Pensi che sono anche venuti molti autori a farsi la piega e, nel frattempo, presentare i loro libri.
Scrivo per esprimere quello che sento: poesie, canzoni, racconti e un romanzo, che devo ancora finire.
A Genzano gestisce da alcuni anni l'Erboristeria Immagine Bio. Genzano è il paese dei Castelli Romani famoso per l'Infiorata, manifestazione che si tiene ogni anno nel mese di giugno, in occasione del Corpus Domini. Proprio all'Infiorata alcuni mesi fa ha dedicato l'Infuso dei Fiori. Di cosa si tratta? La creatività non può mancare nella sua vita; è un'artista a 360°...
Chi mi conosce sa che sono un vulcano di idee; anche l’esperienza ventennale nel mio lavoro di marketing e comunicazione ha dato i suoi frutti. Ho aperto un’erboristeria da due anni; ho studiato e conseguito un Master in Erboristeria e rimedi naturali. Per me più che un’erboristeria è un luogo dove la gente deve sentirsi bene, un luogo in cui tornare e fare un viaggio nel benessere. Ogni quindici giorni pubblico un post che si chiama #pilloledilettura. Si tratta di rimedi letterari: un libro associato ad una tisana, semplicemente per stare bene. L’infuso dei Fiori è nato perché volevo creare qualcosa che rievocasse a livello sensoriale la magnifica Infiorata di Genzano, un tripudio di fiori e colori dentro una tazza. E ci sono riuscita!
A chi è dedicata la raccolta Abitata dalla fantasia?
A una persona che ha lasciato un’ombra d’oro nella mia vita, ai miei figli.
Cosa devono aspettarsi i lettori dai suoi versi? Quale messaggio si augura possa arrivare loro?
Spero che questo libro lasci delle emozioni, che le parole che ho scritto siano le parole che gli altri avrebbero voluto dire.
Concludo questa intervista con una mia poesia:
siamo tutte le parole che ancora devono essere scritte,
e non finiremo mai di essere letti, di leggerci, di esistere...
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