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domenica, 15 dicembre 2019 09:45 |
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Jerwan, acquedotto in pietra, VIII-VII sec. a.C. (foto Alberto Savioli per LoNAP)
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Francesca Bianchi
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Lunedì 9 dicembre nella sede della Regione Friuli Venezia Giulia, a Roma, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione degli eccezionali risultati della missione archeologica condotta in Kurdistan iracheno dal prof. Daniele Morandi Bonacossi dell’Università degli Studi di Udine. Dieci imponenti rilievi rupestri raffiguranti il sovrano e i grandi dei d’Assiria lungo un grande canale d’irrigazione scavato nella roccia sono l’ultimo eccezionale risultato delle ricerche della missione archeologica dell’Università di Udine e della Direzione delle Antichità di Duhok, guidata dal prof. Morandi Bonacossi e dal dottor Hasan Ahmed Qasim nella Mesopotamia del nord, terra la cui storia è rimasta inesplorata per decenni a causa della difficile situazione politica che l’ha caratterizzata fino ad anni recenti.
Sono intervenuti alla conferenza Alessia Rosolen, Assessore della Regione Friuli Venezia Giulia a Istruzione, Ricerca e Università, , delegata del Rettore dell’Università di Udine, Rezan Kader, Alto Rappresentante del Governo Regionale del Kurdistan- Iraq, Giuseppe Morandini, Presidente della Fondazione Friuli, Paolo Bartorelli della Direzione Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, e Francesco Zorgno, Presidente di ArcheoCrowd.
Il team del prof. Morandi Bonacossi è impegnato in una missione dove l’archeologia diventa strumento di cooperazione internazionale per la protezione del patrimonio culturale minacciato dell’Iraq. Il progetto congiunto italo-curdo, infatti, mira a portare alla luce questi importantissimi rilievi assiri e a documentarli con tecnologie innovative, a restaurarli e, soprattutto, a proteggere questo sito archeologico assolutamente unico ed eccezionale.
FtNews ha intervistato il prof. Morandi Bonacossi, che ha parlato dell'unicità della scoperta effettuata in Kurdistan, soffermandosi sulla unicità e sull'interpretazione dei rilievi rupestri rinvenuti e accennando ai prossimi obiettivi della missione italo-curda per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale della zona. Queste le sue parole: Nei mesi di settembre e ottobre di quest'anno la missione congiunta italo-curda ha effettuato una straordinaria scoperta nel sito archeologico di Faida, ubicato 20 km a sud della città di Duhok, nel Kurdistan iracheno settentrionale. Abbiamo individuato dieci imponenti rilievi rupestri di epoca assira (VIII-VII secolo a.C.) scolpiti nella roccia lungo un antico canale d’irrigazione di quasi 7 km di lunghezza. Il canale di Faida, alimentato da un sistema di risorgenti carsiche, fu fatto probabilmente scavare dal sovrano assiro Sargon (720-705 a.C.) alla base di una collina.
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Faida, Rilievo 4, VIII-VII sec. a.C. (foto Alberto Savioli per LoNAP)
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Oggi il canale è quasi completamente sepolto sotto spessi strati di terra depositati dall’erosione del fianco della collina. Dal canale principale si diramavano canali più piccoli che consentivano di irrigare i campi circostanti e di aumentare la produzione agricola della campagna ubicata nell’entroterra di Ninive, la capitale dell’impero. Lungo il canale, il sovrano assiro fece scolpire grandi pannelli di quasi 5 m di larghezza e 2 m di altezza rappresentanti il sovrano assiro ai due lati di una serie di divinità stanti sui loro animali simbolo. Dalla terra che riempiva il canale emergeva solo la parte superiore dei pannelli scolpiti a rilievo, dei quali si intravedeva la cornice superiore e, in alcuni casi, la sommità delle tiare indossate dalle divinità. Già nel 1972 Julian Reade, un archeologo inglese del British Museum, aveva individuato l’ubicazione di tre bassorilievi sepolti lungo il canale, senza però poterli portare alla luce a causa dell’instabilità politica e militare che contraddistingueva la regione in quegli anni di duro confronto fra i Peshmerga curdi e l’esercito del regime baathista. Quarant’anni dopo, nell’agosto del 2012, durante la ricognizione archeologica condotta dal “Land of Nineveh Archaeological Project” dell’Università di Udine, da me diretto, è stato possibile individuare sei nuovi rilievi lungo il canale di Faida. A sette anni di distanza, grazie alla collaborazione fra l’Università di Udine e la Direzione delle Antichità di Duhok e al sostegno del Consolato italiano a Erbil, i rilievi rupestri assiri di Faida sono stati finalmente portati alla luce. Colpisce l'eccezionalità e l'unicità di questo ritrovamento, poiché i rilievi rupestri assiri sono estremamente rari e preziosi, se pensiamo che gli ultimi rilievi scoperti in Iraq furono identificati quasi due secoli fa, precisamente nel 1845, da Simon Rouet, Console francese a Mosul, che scoprì i rilievi di Khinis e Maltai.
I dieci bassorilievi portati ora alla luce a Faida ritraggono il sovrano assiro rappresentato due volte, alle estremità di ogni pannello, al cospetto delle statue di sette divinità su dei piedistalli posti sul dorso di animali. Gli animali che portavano le statue delle divinità avanzavano verso destra, nel senso della corrente dell’acqua che anticamente scorreva nel canale. Le figure divine rappresentano il dio Assur, la principale divinità del pantheon assiro, su un dragone e un leone con corna, sua moglie Mullissu, seduta su un elaborato trono sorretto da un leone, il dio della luna, Sin, anch’egli su un leone con corna, il dio della sapienza, Nabu, su un dragone, il dio del sole, Shamash, su un cavallo, il dio della tempesta, Adad, su un leone con corna e un toro, e Ishtar, la dea dell'amore e della guerra su un leone.
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Faida, canale assiro, VIII-VII sec. a.C. (foto Alberto Savioli per LoNAP
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Da questi rilievi e dalla loro associazione a monumentali canali d'irrigazione emerge la straordinaria capacità dei sovrani assiri di trasformare il paesaggio primigenio di questi territori. Emerge, inoltre, il ruolo fondamentale della regalità e il forte legame tra regalità e divinità: solo il rapporto privilegiato che il sovrano aveva con le divinità permetteva la costruzione di opere idrauliche, garantendo una maggiore fertilità della terra. L'introduzione di questi canali cambiò la dimensione economica della regione, che passò da un'agricoltura cosiddetta seccagna, a bassa produttività, a un'agricoltura irrigua, intensiva, che consentiva una produttività molto elevata. Queste straordinarie opere di ingegneria idraulica si servivano di acquedotti, che furono anche i primi acquedotti, di ben quattro secoli più antichi degli acquedotti romani.
Questo stupefacente complesso di opere d’arte rupestri uniche al mondo è oggi parte di uno scenario ancora post-bellico, fortemente minacciato dal vandalismo, da scavi clandestini e dall’espansione del vicino villaggio e delle sue attività produttive che lo hanno già gravemente danneggiato. Negli anni fra la nascita dello Stato Islamico come auto-proclamata entità statale nel 2014 e la sua sconfitta nel 2017, inoltre, i rilievi di Faida si sono trovati ad essere ubicati a soli 25 km dalla linea del fronte. Solo valorizzando il patrimonio culturale è possibile proteggerlo. È di fondamentale importanza far capire alla popolazione locale l'importanza di questo patrimonio.
Il nostro obiettivo, a conclusione dei lavori di scavo e restauro che porteranno alla luce uno strabiliante complesso di arte rupestre (nel corso delle prossime campagne di scavo porteremo probabilmente alla luce altri rilievi rupestri), sarà la creazione di un parco archeologico dei rilievi assiri di Faida, che consentirà di aprire il canale e i suoi bassorilievi al turismo iracheno e internazionale, permettendo così la più vasta diffusione della loro conoscenza e una loro più adeguata protezione. In questo modo, il canale di Faida con i suoi meravigliosi rilievi si affiancherà agli altri canali, acquedotti e rilievi rupestri assiri (Khinis, Maltai e Shiru Maliktha, acquedotto di Jerwan) che il “Land of Nineveh Archaeological Project” ha già studiato e documentato, progettando il loro restauro e la loro valorizzazione attraverso la creazione di un parco archeologico-ambientale del sistema idraulico assiro nella regione di Duhok ed elaborando il dossier necessario a sostenere la proposta di inserimento di questi straordinari beni culturali nella lista UNESCO del patrimonio dell’umanità.
Ricerca, tutela, restauri, valorizzazione, formazione e cooperazione internazionale sono i cardini di un progetto sostenuto e reso possibile da alcune realtà che vorrei menzionare e ringraziare per il loro instancabile e generoso supporto: Governo Regionale del Kurdistan – Iraq, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli, ArcheoCrowd e Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
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