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venerdì, 17 maggio 2024 17:01 |
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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FtNews ha intervistato Alessandro Scillitani, regista del film Inside Tunisia, un viaggio attraverso le ricchezze storiche, archeologiche, paesaggistiche e umane della Tunisia. Inside Tunisia racconta il valore universalmente riconosciuto del patrimonio di miti, storie, antichi mestieri e siti archeologici e culturali inestimabili della Tunisia, come i luoghi compresi nella lista del Patrimonio culturale mondiale dell'Unesco. Un invito a scoprire le bellezze archeologiche e paesaggistiche e le persone che le vivono, lontano da pregiudizi e viaggi organizzati.
Nel corso dell'intervista Scillitani ha spiegato che il documentario è stato cofinanziato da EACEA nel programma Erasmus+ dell’Unione Europea e fa parte del progetto CUDIMHA, coordinato dall’Università degli Studi del Molise. Ha visto il coinvolgimento diretto di numerosi studenti delle università tunisine. Le riprese si sono concentrate in tutta la Tunisia: da Tunisi a Mahdia, da Moknine a El Jem, poi Gabes, Boughrara, Djerba, Ksar Ouled Soultane, Chenini, Ksar Ghilane, Matmata, Douz, Tozeur, El Kef, Ain Draham.
Hanno preso parte al documentario Silvia Bullo, Abdelmonem Khelifi, Ferdaous Belcadhi, Giuliana Fiorentino, Libor Štěpánek Dhafer Amine Nasraoui, Emna Ezzine, Farouk Turki, Sami Messaoud, Amina Mabrouk, Nada Mechi, Salma Sghir, Leila Farrah, Nabil Achour, Selim Nasr, Laila Farrah, Marwa Slimene. Assistente alla regia Maria Grazia Moratti.
Sig. Scillitani, come è nato il documentario Inside Tunisia? Su quali aspetti si concentra?
Il documentario è stato realizzato all’interno del progetto CUDIMHA (Curriculum Development: An Innovative Master in History and Archaeology), coordinato dall’Università degli Studi del Molise. Si concentra sul racconto della ricchezza storica, archeologica e umana della Tunisia, raccogliendo miti, storie, antichi mestieri, siti archeologici e culturali inestimabili.
Sette siti e monumenti tunisini sono Patrimonio culturale mondiale dell'Unesco. Qual è il sito che l'ha colpita maggiormente, quello a cui, secondo lei, non si può non dedicare una visita durante un viaggio in Tunisia?
Difficile rispondere a questa domanda. Penso che non si possa evitare un'immersione nella magia della Medina di Tunisi, ma certamente i resti punico-romani di Cartagine, la città fenicia di Kerkouane, l'anfiteatro di El Jem e i villaggi berberi del sud, il deserto, Tozeur... Come scegliere? Vanno visti tutti!
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Quanto sono durate e dove si sono concentrate le riprese? Chi ha preso parte al documentario?
Le riprese sono state organizzate costituendo un team che coinvolgeva alcuni archeologi ed esperti, congiuntamente a studenti universitari coinvolti nel progetto CUDIMHA. Abbiamo esplorato tutta la Tunisia: Tunisi, Mahdia, Moknine, El Jem, Gabes, Boughrara, Djerba, Ksar Ouled Soltane, Chenini, Ksar Ghilane, Matmata, Douz, Tozeur, El Kef, Aïn Draham.
Al documentario hanno preso parte alcuni docenti universitari ed esperti, unitamente agli studenti delle università tunisine, che, oltre ad aver contribuito alla costruzione dell'itinerario, si sono messi in gioco in prima persona comparendo nel film e raccontando storie e leggende legate ai luoghi che stavamo visitando.
Quando è nato il suo interesse per la Tunisia? Cosa ricorda del suo primo viaggio in Tunisia?
Il mio primo viaggio in Tunisia è coinciso con quello compiuto per realizzare le riprese. È stato amore a prima vista; ogni racconto era amplificato dal fatto che, oltre a viverlo, lo stavo anche filmando.
Che ricordo conserva della cultura e dello stile di vita delle persone che ha incontrato in Tunisia? Come l'hanno accolta?
La cosa che mi ha sorpreso tantissimo è stata la disponibilità di tutti. I tunisini, sia al nord che al sud, ti accolgono con un sorriso. In altri paesi può capitare che la visione della macchina da presa intimidisca, così come può capitare di incontrare qualcuno che non ha piacere di essere ripreso. Invece in Tunisia tutti hanno collaborato alla realizzazione del film, ovunque ho incontrato alleati, amici. Le persone della Tunisia sono votate all'accoglienza e all'ospitalità.
Quanto alle donne tunisine, invece, cosa l'ha colpita di loro? Di quale considerazione godono all'interno della società?
Rispetto ad altri paesi arabi, le donne tunisine sono più emancipate. Portare l'Hijab non è obbligatorio, e le donne senza il velo sono tranquillamente integrate nella comunità. Questo soprattutto a Tunisi e nel nord del Paese. Comunque, in tutta la Tunisia è frequente vedere le donne svolgere lavori. Certo, elementi di cultura patriarcale sono evidenti e presenti, ma non ho avvertito condizioni di forte prevaricazione maschile. Nel gruppo di studenti universitari che hanno contribuito significativamente alla realizzazione del film c'erano diverse ragazze che hanno avuto un ruolo tutt'altro che secondario nella progettazione e nella messa in campo di idee.
Il film ha partecipato a qualche festival?
Non ancora.
Quale messaggio si augura possa arrivare a coloro che vedranno Inside Tunisia?
La cosa che mi ha più infastidito sono gli alberghi "All inclusive", che in Tunisia si incontrano soprattutto nella zona costiera. Questi alberghi sono strutturati in modo tale da accogliere i turisti che rimangono tutto il giorno all'interno dell'hotel e magari si affacciano al mondo tunisino con escursioni in pullman organizzate. Questo non è incontrare un popolo. Siamo pieni di pregiudizi.
Il mio messaggio, quindi, è: andate in Tunisia, viaggiate per conto vostro, incontrate la gente. Solo così potrete portarvi a casa il profumo della Tunisia e l'essenza di un popolo che sorride e accoglie.
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